Domenica pomeriggio, iniziamo a dare forma all’idea.
Ritrovo al Mac’è, un ex macello ora adibito a ludoteca/sala lettura dove si può lavorare in pace e dare libero sfogo alle proprie idee.
Incontriamo Giova, il regista/sceneggiatore/attore (…no comment) che ci presenta il suo copione, 29 facciate scritte di suo pugno su un poliziesco con rapimenti vari.
Io, Gabry, Enrico e Andrea iniziamo la correzione ad 8 mani della sceneggiatura ma non riusciamo a star seri.
Il manufatto del nostro novello Spielberg presenta una serie di bestialità indefinibili ma originalissime, una gag continua: il nostro primo pensiero, infatti, è stato quello di proporre una parodia del genere mantenendo inalterati i dialoghi.
Riporto qualche piccolo stralcio del copione in modo che, anche voi, possiate rendervi conto della rarità da noi trovata. Buon divertimento!
Il testo viene riportato nella versione integrale, senza alcuna correzione (capirete il perchè).
Tra parentesi i miei commenti che, involontariamente, hanno trasformato un pomeriggio di lavoro nella versione emiliana di Zelig.
1° polizioto: Credevo FORSE morto (si vede che non era sicuro!)
2° polizioto: Ti guro che l’amazo (si vede che, oltre ad esser veneto, veste anche griffato!)
Mi è diventa mie (perchè sennò eran sue, tue o di qualcun altro), te l’ho diventa telo (si vede che doveva coprir le proprie vergogne oppure filar via in fretta -telare-)
2 anni diventano ani (madò ma quanto va in bagno?), c’era diventa cera (senza apostrofo, così si scivola meglio), credevi che fossi fesso diventa chiedevi che forsi feso, il nastro diventa isiolante (anzichè isolante), il riscatto (nonostante l’euro) è in miliardi…
Ma è nel finale che si raggiunge il climax comico, l’apice della risata, la gaffe più bella.
Lisa (la ragazza rapita e liberata): Ora dovrò dimenticare questa brutta esperienza
Fabio (il salvatore): Non preucurarti (anziché preoccuparti), stai TRANCULA (invece di tranquilla) che ci penso io!
(Sai com’è, tra un culo e n’altro non se sa mai chi c’è sta!)
Insomma nel film si parla più volte di spari, bombe ed attentati ma qui l’unico vero attentato è alla lingua italiana!
Nota positiva: almeno il regista ha riso con noi dei suoi errori… É già qualcosa!
Marco
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