La cosa che mi fa veramente stressare di Sanremo è il continuo ciarlare dell’evento in sè, trascurando completamente la parte musicale. Il dramma di Morgan legato al crack, Cassano che ci presenta il suo nuovo libro di aforismi e annuncia le sue nozze… Ma, come d’obbligo, un piccolo commento mi sento di lasciarlo, dopotutto è pur sempre la vetrina della musica italiana. Buona lettura!
Cose oltreSanremo
La Clerici che legge una lettera patetica con un abito che le strizza le gemelle facendole implodere (ancora un po’ e la centrale del latte stava per trasbordare dal mio 46 pollici), Morgan che da un’infausta dichiarazione a Max ha fatto quasi più chiacchiere della canzone di Povia, Cassano che annuncia libri, vita amorosa e matrimonio, il saltellare gaudente dei pseudo-giornalisti che si occupano degli spazi quotidiani nei vari programmi pomeridiani indagando sulle menate dei vip. Sì, queste cose sono decisamente oltreSanremo, tralasciando la durata faraonica dalle 9 di sera fino all’una di notte (e domattina chi si sveglia alle 5 e 40?) che, per una prima serata, mi sembra eccessiva.
Nel mentre Canale 5 annienta la sua programmazione, trasmettendo al posto di Zelig (ormai commerciale come il pop degli Aqua, ma pur sempre godibile) Notting Hill, film notoriamente stracciaballe (il classico film da cassetta del ’99) che poteva restarsene a marcire nelle teche Mediaset senza alcun rimpianto.
Canzoni
Avendo di meglio da fare ho seguito la prima canzone La cometa di Halley, cantata da Irene Grandi ma scritta da Bianconi: ancora una volta i Baustelle entrano a Sanremo con i loro testi. Mi ha lasciato piacevolmente incantato, avrei bisogno di un ascolto diretto da stereo ma il testo è molto bello: forse non vincerà il Festival ma potrebbe aggiudicarsi il premio della giuria per la qualità.
Seconda canzone che, per colpo fortuito, sono riuscito a seguire è stata quella di Povia, canzone che ha sollevato i soliti 20 quintali di polemiche: e ciucia chi e ciucia là, il coro delle anatre che inziai astarnazzare ancora prima di sentire il prodotto finito. La mia verità ha un ritmo che non cattura subito come Luca era gay o I bambini fanno oh, però ho sentito del potenziale nel testo: il simpatico Povia si riconferma un buon cantautore, scrivendo testi che colpiscono al cuore.
Prima dell’allegro Povia ho sentito uno stralcio dei Sonohra (e ho anche avuto uno stralcio di nausea mattutina, manco fossi incinta) e mi è bastato, stavo per darmi alle repliche di Derrick piuttosto che sentirli ancora cantare.
Nel complesso la Clerici, mercanzia rimbalzante a parte, si è dimostrata all’altezza della situazione, considerando anche il fatto che per lei è un ruolo nuovo: se magari, nelle prossime sere, le ospitate potessero riguardare ospiti più attinenti al mondo musicale ne saremmo tutti lieti, visto che viene propagandato il sottotiolo Festival della canzone italiana.
Un cambio alla guardia era necessario, escludendo le parentesi Bonolis e Panariello alla conduzione del Festival hanno chiamato gente scongelata dalla casa di riposo: sul palco l’emozione deve palpitare e non sorretta da uno pacemaker 😉 .
Mi rendo conto che abbiamo appena esportato gente come i Sonohra in eurovisione (dopo tutti gli scandali recenti mancava solaente questo), però le major spingono e quindi spazio a tutti. Purchè il Festival della canzone non diventi, come è già accaduto in passato, il Festival della caciotta e del pecorino.
Marco
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