Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

iCloud

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Dopo le magagne di Apple decise di puntare su un nuovo servizio integrato. iCloud. Ma è veramente quello che serve alle nostre esigenze? Quali sono le alternative? Oggi parliamo di storage online: buona lettura!

Parla potabile
MobileMe è un servizio di archiviazione digitale a pagamento: i nostri file vengono spediti sui server Apple al sicuro e possiamo vederli identici (quindi sincronizzati) su tutti i nostri dispositivi: Apple TV, iPhone, iPad e vari computer Mac.
iCloud si propone si fare questo meglio: offre dei tagli più generosi (20$ per 10 GB, 40$ per 20 GB, 100$ per 50 GB) in modo da incontrare le esigenze di più utenti. Ovviamente i primi 5 GB di spazio saranno gratuiti (come ormai fanno tutti gli operatori del settore, vedi Dropbox e Sugarsync) e per gli altri si pagherà questa cifra annuale (che non risulta nemmeno tanto, a conti fatti, valutando la qualità del servizio).

Perché un utente Apple/PC dovrebbe farlo?
I tuoi documenti vengono smistati in modo identico su qualunque dispositivo, semplicemente accedendo a questa funzione: nessun backup, niente complicate impostazioni da seguire. Quello che ti serve è con te, quando vuoi e sempre aggiornato. Per il piccolo privato magari sembrerà eccessivo, ma per un uomo d’affari con calendari e appuntamenti questo fa una grossa differenza (principalmente quella di un uomo puntuale e di uno che si è scordato l’appuntamento e deve correre come un maratoneta).
Apri iCal, la tua mail, la tua rubrica indirizzi: con un solo click tutto va al suo posto, lasciandoti libero dalle magagne informatiche e regalandoti il tempo di focalizzare le tue risorse sulle cose veramente importanti.

Tu stai scherzando: solo 50 GB online? Hai visto gli altri?
Per un utente Apple che non vuole complicazioni iCloud è consigliabile, in quanto riesce a gestire cartelle complesse come le librerie iTunes e iPhoto senza problemi.  I software di terze parti, per quanto s’impegnino, a volte non riescono a garantire la perfetta sincronizzazione e questi ritardi, a livello professionale, costano parecchio.

Tra i concorrenti abbiamo l’ottimo Dropbox; semplice, immediato e intuitivo. I primi 2 GB sono gratis (ampliabili grazie ad amici), altrimenti pagando si viaggia a 50 GB (10$ al mese), 100 GB (20$ al mese) e la soluzione Team (oltre 350 GB), dove il costo non è specificato sul sito.   È adatto ad utenze private, ha un’interfaccia amichevole, offre poche opzioni semplici ma funzionanti e garantisce il servizio che promette; come inizio è davvero ottimo.

SugarSync è adatto a liberi professionisti, addetti del settore con esigenze specifiche di sincronizzazione; il prezzo annuale regala 2 mesi rispetto a quello mensile, per cui vale la pena di fare un pensiero per un pagamento unico. Qui troviamo 30 GB a 5$/mese, 50$ annui (arrotondo per comodità), 60 GB (10$/mese, 100$/anno), 100 GB (15$/mese, 150$/anno) ed è la più popolare tra le offerte. Salendo si toccano i 250 GB (25$/mese, 250$anno), sfiorando la versione beta a 500 GB con il prezzo promozionale di 40$ mensili e 400$ annui. Essendo una versione beta è in fase sperimentale, per cui non è detta che venga mantenuta (ad esempio nel caso che ricevano troppe poche richieste).

Giusto per motivare il vostro investimento SugarSync propone una tabella comparativa (MobileMe e Dropbox compreso), dove fa sfoggio delle sue funzionalità avanzate a prezzi concorrenziali. Per chi ha bisogno di puro e semplice storage lontano da casa e al sicuro da furti/incendi e catastrofi naturali è la scelta obbligata, specialmente se per lavoro utilizza un iPad o un Macbook Air dalla ridotta memoria.

Non è tutto oro quello che luccica…
I problemi, purtroppo, nascono a casa di tutti: SugarSync ammette di avere qualche problema con le cartelle iTunes (le uniche, forse, per le quali sarebbe giustificabile un tale impiego di spazio online) , iPhoto non ne parliamo neppure. È vero, direte voi, chi ricorre a questi servizi non usa certo iPhoto per trattare le foto ma utilizza le soluzioni integrate di Adobe e soci; però sono cose importanti per chi, dovendo acquistare per conto di un cliente, deve aver la piena garanzia che il servizio supporti specifiche caratteristiche.

iCloud sta arrivando, l’autunno è alle porte: aspettiamo trepidanti questa soluzione, sperando che possa risolvere i problemi di sincronizzazione che affliggono le nostre case “informatizzate”; nel mentre sapete su cosa potete orientarvi. Essendo soluzioni di terzi, però, non aspettatevi la stessa comodità e semplicità che offre l’integrazione di un servizio come MobileMe, sia ben chiaro. Onestamente spero che anche Dropbox e SugarSync aumentino l’integrazione alle piattaforme della Mela, in modo da rappresentare una reale alternativa e non un semplice ripiego.

Marco

Commenti su: "iCloud, la nuvola delle novità" (2)

  1. Questa è un importante innovazione che Apple ha portato, ma non è sua l’invenzione. Sicuramente nel futuro salveremo quasi tutti i nostri documenti sul web e sono felice di questo!
    Questa innovazione che permetterà di collegare tutto insieme è davvero fantastica.
    Ho visto che sei un appassionato di Apple, forse fin troppo!
    Non parli mai dell’Iphone? Lo reputi meglio della concorrenza di Google con Android?
    Ottimo blog, sei davvero molto bravo e preparato!
    Continuo a seguirti.

    • cobain86 ha detto:

      Ciao Luca!
      Intendevo che il servizio iCloud, essendo un porting migliorato di MobileMe, è di proprietà Apple. Ma i servizi offerti, come dimostra il mio breve benchmark, sono offerti in maniera similare da altri software analoghi.
      La mia, oltre ad una passione, é la voglia di scoprire cose nuove e di testarle sul campo.
      L’iPhone non ho ancora avuto modo di testarlo appieno ma ha enormi potenzialità: spero di poter metter le mani sulla 5 release
      in modo da poter scriver qualcosa sul blog. I telefoni Android di Google mi lasciano ancora perplesso, in quanto ho visto dei touchscreen
      poco reattivi con sistemi operativi molto “aperti”; citando la tua affermazione, fin troppo!
      Si aspetta sempre la benedetta release Gingerbread ma, leggendo varie riviste di settore, si scopre che essendo open source,
      ne esistono una miriade di versioni e a volte mancano i driver.
      Apple, chiudendo il sistema, toglie gran parte del lavoro agli “smanettoni” ma rende le cose funzionanti.
      E questo, di solito, paga molto in termini di mercato, avendo già un sistema integrato di acquisti online per il software
      con un hardware facilmente sincronizzabile.

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