20 anni dopo i ragazzi di Trainspotting tornano a imperversare nelle sale: analizziamolo insieme, buona lettura!
La trama
1996: esce Trainspotting, un film che parla di cinque amici di Edinburgo affezionati alla siringa. Chi più chi meno sono tutti eroinomani e, nonostante continuino a gridare di scegliere la vita, non smettono di farsi.
Il leader del gruppo, Renton, decide di smettere e di costruirsi una nuova vita. 20 anni dopo Renton decide di tornare ma, essendosi portato via 16.000 sterline, l’accoglienza non è delle più calorose.
Dovrà fare i conti con i fantasmi del passato, con il progetto di un bordello finanziato con fondi europei e con la sua ex fiamma, diventata un avvocato nel frattempo.
Il film
Danny Boyle riesce sempre a riempire le sale, non c’è dubbio. Il suo stile e la scelta di riprendere l’intero cast originale (eccezion fatta per Tommy, che era morto di toxoplasmosi nel primo film), unito alle nuove tecnologie disponibili, permette di raccontare il secondo capitolo di questa storia. È ispirato al romanzo Porno di Irvine Welsh e ci mostra i protagonisti 20 anni dopo.
Spud, l’unico che ha ricevuto le 4.000 sterline da Renton, li ha spesi tutti in droga e continua a farsi di eroina. Sick Boy (o il biondo ossigenato, come preferite), dopo aver perso la figlia nel primo capitolo, è passato alla polvere bianca, diventando così un cocainomane. BegBie, grazie al suo carattere pacioso e tranquillo, sta ancora scontando la pena in carcere e medita l’evasione.
Tornando a casa Renton si rende conto della morte di sua madre e riallaccia il rapporto con il padre, cercando la normalità che per anni non ha mai avuto.
Rispetto al primo capitolo, psichedelico e sincopato con visioni che hanno influenzato il cinema negli anni successivi, questo è più tranquillo: meno focalizzato sul farsi e più incentrato su Begbie, con i suoi problemi di impotenza e di soldi. Ritroviamo la squadra al completo, con numerosi flashback per ricordare e citare i momenti storici del primo film, perdite incluse.
Concludendo
Danny Boyle alla regia è una garanzia: vivace, sonoro ma anche cupo e inquietante quando serve. Fotografia e musiche molto curate, visioni e flashback che appaiono durante il film per riportare il personaggio Renton alle sue origini, personaggi inalterati nonostante il passare degli anni. Ritroviamo quattro amici che, divergenze a parte, cercano di riallacciare i rapporti nell’unico modo che conoscono: picchiandosi e frantumando ciò che trovano nella stanza.
La consapevolezza dei protagonisti di aver passato ai 40 è palpabile e li spinge ad un fervore pacato, cercando di risolvere i casini quotidiani che la vita propone.
Consigliato e godibile anche se avete vaghi ricordi del primo: l’ideale è rivedere il primo la sera prima (io ho fatto così), così da arrivare preparati e a mente fresca per vedere il secondo.
Un seguito girato con maestria che ci riporta nell’edimburgo che reso celebre il primo film, rendendolo generazionale per la denuncia nei confronti dell’eroina, mostrando ai giovani cosa significa realmente bucarsi.
Voto: 8/10
Marco
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