Si può, in un’epoca globalizzata e privata quasi del tutto del contatto umano, ritornare all’abbraccio come forma di comunicazione? L’organizzazione Abbracci Liberi (ispirata/derivata dall’inglese Free Hugs) pensa proprio di sì. Molto attiva su Internet (nel caso non si fosse capito 😉 ) si organizza e snoda attraverso l’intera penisola, radunando migliaia di persone che vanno in una piazza con cartelloni del tipo “Free Hugs, Abbracci liberi, Regalo abbracci”.
Ma non sono solo parole: sono (soprattutto) fatti, in quanto abbracciano dall’allegra nonnina al baldo ventenne, passando per la coppia innamorata e il manager super impegnato. Ho scoperto questo movimento durante un barboso pomeriggio universitario, lezione di francese: la lettura scelta dall’arzilla docente riportava proprio questi “abbracciatori liberi” e la cosa ha suscitato il mio vivo interesse. In seguito li avevo accantonati come stranezza nel cassetto dei ricordi: ma quando l’altro giorno li ho rivisti al TG ho pensato che valesse la pena parlarne sul mio blog.
Mi sembrava doveroso render merito a queste persone che, con il loro spirito sessantottino, portano un po’ di gioia e diversità nelle nostre passeggiate cittadine. La loro opera di comunicazione è davvero encomiabile (oltre che del tutto gratuita), regalare affetto a persone che spesso non ne hanno o si sono scordate com’è: un’iniziativa lodevole e (perchè no) molto divertente!
L’abbraccio (tra le altre cose) ha anche effetti benefici: quando ne riceviamo uno si liberano sostanze nel nostro corpo che, oltre a migliorare l’umore, ci permettono di rafforzare le nostre difese. Non per nulla si parla di “depressione ospedaliera” (perchè ci sentiamo più tristi lontani da casa): l’umore è una componente importante nella guarigione (non è certo potente come il cortisone ma la sua parte la fa).
Nel caso vogliate aderire a questo movimento, segnalarlo a vostri amici o saperne di più per partecipare al prossimo raduno… ecco dove potete trovare maggiori informazioni: FreeHugsCampaign.
Marco
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