Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

Senza una via

 

road

Questo è uno di quei giorni in cui mi sento strano. Non più strano del solito, quasi confuso come se avessi smarrito la mia strada. Vedo chiaramente le situazioni altrui e potrei aiutare un amico ma io ho perso il mio GPS, la mia stella guida, il mio faro in lontananza.

Mi capita quando mi trovo in situazioni contrastanti: molti trovano la serata divertente ed irripetibile e io rimango alquanto perplesso. Giocare con una persona che non ti saluta, parla meno di zero, manda la bianca 5 volte in buca e sbatte la stecca sul tavolo perchè ha perso è divertente? Io lo trovo anti-sportivo (oltre che deleterio per il tappeto del tavolo).

Io sono legato inscindibilmente alla passione: mi piace il Lambrusco Gasparossa, le risate con gli amici, le tavolate dove parli per ore e ti pieghi in due dalle cose che ti raccontano, la disco anni ’90 quando l’house non era l’unica musica passata nelle discoteche, il chiamare i tuoi amici sul fisso, i baci rubati, le braccia aperte e la faccia dilaniata per una buca mancata o per una bianca ballerina.

Se devo giocare in silenzio gioco con il computer: almeno lui mi dà anche le traiettorie…
Credo che le partite con i miei amici al Bowling di Modena sui tavoli fiammeggianti, gli allenamenti al Black Out di Carpi per evitare stecche clamorose e le pacche sulle spalle siano la cosa più bella di questo periodo.

Mi rendo conto che, oltre all’amore, le ore passate con gli amici veri (quelli che, beninteso, ti dicono le cose in faccia, sono puri e trasparenti, ti fanno passare ore senza guardare l’orologio perchè con loro ti diverti davvero) siano il dono più prezioso che abbia ricevuto in questo 2009. L’unica cosa che supera scazzi, momenti difficili, bufere, crisi ed estate compresa.

La mia bussola vacilla ma loro sono sempre lì, pronti a far squadra quando c’è da ridere e scherzare e nei momenti seri; un team che, seppur con qualche piccola discussione (succede nelle migliori famiglie), sopravvive e si ravviva grazie alla volontà reciproca di non buttare all’aria tanti momenti belli trascorsi insieme.

E così, quando capitano questi momenti di scoramento, quando la mia mente arriva nel deserto e non trova più la strada ecco loro, lì, come un salvagente: le persone che mi ricordano che faccio parte di una compagnia d’amici.

La compagnia è come una grande famiglia che ti accetta per come sei, ti aiuta e ti consiglia, supportandoti quando ne hai bisogno. Un dolce accompagnamento di violini che rende la tua voce più di un sussurro.

E poi ti ritrovi in auto immerso dai tuoi pensieri, con una musica che culla dolcemente la tua fantasia e ti aiuta a ricordare chi sei. Il video qui sotto esprime meglio di altre mille parole ciò che intendo. Buona visione.


Patty Pravo – E dimmi che non vuoi morire

Marco

Commenti su: "Senza una via" (1)

  1. il problema è avere questa famiglia.. è vero gli amici sono come una seconda famiglia ma quando entrambe traballano perchè vogliono pensare un pò più a loro e di dare supporto non se ne parla proprio il diretto interessato si sente la terra tremare sotto i piedi e si attacca a qualsiasi cosa che dia sicurezza…peccato che al mondo di sicuro non c’è proprio niente!!!

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