Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

In pausa

conchiglia

Basta un letto d’ospedale per cambiare le tue prospettive giornaliere, per rivedere i tuoi programmi, per reimpostare le tue giornate. Buona lettura.

Il tempo che impieghiamo a rincorrere un sogno, a bloccare un ricordo, a rivedere un fermo immagine: mentre sei nel tuo torpore ti accorgi che sei in ospedale, circondato da medici che ti spiegano le condizioni di tua madre, che vedi intubata e circondata da macchinari di ogni sorta.
Mentre lei è inchiodata al letto impari a leggere il monitor dei parametri vitali: sistolica/diastolica, saturazione d’ossigeno. respirazione… mentre osservi questi grafici ti rendi conto della precarietà della vita e rifletti su te stesso, sulle cose e le persone a te più care.

Come in un replay vedi le reazioni delle persone che ti circondano, dimostrandosi per quello che sono: il timido, il menefreghista, il simpatico, il consolatore…
La cosa più profonda che cambia l’anima è questa visione a trecentosessanta gradi delle persone che popolano il tuo piccolo mondo: è bello leggere le parole di un’amica via sms mentre osservi il lento scorrere della siringa di morfina, è come ascoltare la voce di Mina a lume di candela in una serata di totale relax.

È una coperta che scalda il cuore, la mano rassicurante che tutti vorremmo poter stringere in alcuni momenti delicati della nostra vita: una nuova vita che cresce, urla e scalpita per crescere e realizzarsi nel minor tempo possibile, un’altra che pian piano si spegne e ti lascia un vuoto nel cuore che non fa rumore, un tonfo sordo che ti priva di ogni forza anebbiando le tue sinapsi.

Un doveroso grazie a tutte le persone che mi sono vicino in questo momento, un abbraccio a tutti i fedeli lettori di questo spazio.
Spero che questa spirale “negativa” possa terminare nel più breve tempo possibile: é estate e voglio portare il sole e la gioia in questo blog.

Marco

 

 

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