Ha un senso regalare un tablet ad un bimbo che arriva a malapena all’altezza della maniglia della porta? Buona lettura!
Come tutto iniziò
Una coppia di amici, con un pargolo di 6 anni, ha deciso di regalare un tablet per offrigli l’occasione di giocare a Pokémon GO. Il bambino, appena ricevuto il regalo la sera del suo compleanno, è stato posseduto dalla novità isolandosi e godendosi, giustamente, il regalo appena arrivato. Della torta di zia Concetta non gliene poteva fregare un benemerito.
Analizzando la situazione
Che i bimbi d’oggi siano abituati alle nuove tecnologie non è una novità, è routine: se a 6 anni ha ricevuto il tablet è perché gioca già con il Nintendo DS (forse più indicato alla sua tenera età) da almeno 1 anno…
Non voglio inserirmi nell’eterna diatriba “noi usavamo la vanga e il badile” e “dovremmo mettere un cellulare nella culla, sai, metti che rimangano indietro rispetto agli amichetti…”, non ne vale la pena. Ogni posizione ha i suoi pro e suoi contro.
Tuttavia ho visto un video molto bello che mi ha fatto riflettere. Questo commesso commosso (scusate il gioco di parole) dice che il tablet per il bimbo potranno ritirarlo tra 7 anni (nello spot il bimbo ha 5 anni). Fino ad allora, giustamente, è opportuno che metta a frutto la sua immaginazione, la sua fantasia e creatività anziché imbrigliarsi in app, impostazioni e settaggi che vedrà fin troppo negli anni futuri.
Io sono per l’utilizzo consapevole: se a scuola alcuni insegnanti illuminati propongono l’utilizzo di un tablet per scopi educativi ben venga, il badile e la vanga possono intonare il canto della biolca in giardino.
Ma sostituire una partita a pallone con gli amici ai giardinetti con un’app mi sembra una forzatura: oltre a ridurre il movimento fisico rischiamo di appiattire le loro giovani menti, non lasciandogli il tempo di godersi l’infanzia e trasportandoli, involontariamente, già in un mondo informatizzato. Addirittura prima di imparare a leggere.
Capisco che per molti genitori sia più facile svuotare il portafoglio che non intavolare un piano educativo dove si dice NO al momento giusto, per consentirgli di affrontare i passaggi della vita in modo graduale.
È facile strisciare un bancomat anziché spiegare al bimbo che a 5 anni non ha bisogno di un tablet, ma casomai di una tavoletta da skateboard per impennare con gli amici e piazzare scommesse clandestine nel parchetto sotto casa.
È l’infanzia perduta che sta dilagando tra i giovanissimi e che rimpiangeranno. E noi non potremo farci nulla, perché saremo stati noi a creare questi “mostri tecnologici”, senza dolci ricordi ma con una serie di bit nel cervello.
Diamogli un’alternativa all’isolamento sociale e ai dispositivi elettronici, mostriamogli il bello della convivialità e dell’amicizia, che nasce da una stretta di mano e non da un like su Facebook.
Riflettete gente, riflettete attentamente.
Alla prossima,
Marco
Commenti su: "Un tablet a 5 anni" (2)
Completamente d’accordo con il non alienamento dei più piccini, ma sono nativi digitali, l’elettronica se usata correttamente può essere uno strumento incredibile. Lavoro nel settore e porto avanti un blog https://animatechblog.wordpress.com/ dai un’occhiata potresti trovarlo interessante;)
Grazie per il tuo contributo, lo leggerò sicuramente. Buona serata!