Il football può portare alla CTE (encefalopatia cronica traumatica): é pericoloso come il pugilato e/o altri sport da contatto. Credete che all’America interessi? Buona lettura.
La trama
Il Dottor Bennet Omalu, neuropatologo nigeriano qualificatissimo (più lauree, master e specializzazioni nel suo curriculum), dopo varie autopsie a famosi giocatori di football individua una correlazione tra i forti colpi ricevuti alla testa e una pazzia crescente, che porta molti al suicidio. Dovrà lottare contro la NFL (National Football League), una potenza al pari delle major del tabacco, per essere ascoltato e vedere riconosciuti i suoi sforzi.
Le fondamenta mediche
Questo articolo non vuole fornire e/o indicare diagnosi e/o trattamenti medici; viene riportato a scopo divulgativo solo quanto illustrato dal film. Se accusi sintomi strani non fare l’autodiagnosi su Internet ma rivolgiti al tuo dottore di fiducia!
Molti animali in natura con la testa ricevono migliaia di colpi di una violenza inaudita quotidianamente, per via delle loro mansioni e/o del loro carattere.
Pensiamo al picchio rosso, che ogni volta che colpisce l’albero la lingua si ritrae offrendo una protezione al cervello o meglio ancora al bisonte: scontri tra titani che pesano quintali eppure i danni sono limitati.
Tutto ciò è possibile grazie al notevole spessore del cranio, una buona dose di calcio nelle ossa e ad un’imbottitura di grasso e pelliccia superiore a tutti gli animali.
La testa umana (cervello e scatola cranica) non è stata concepita per ricevere o erogare testate: se veniamo colpiti a 60 G (la misurazione per l’accelereazione di gravità) subiamo il trauma cranico e dovremmo essere ricoverati in ospedale.
Dagli studi e dai successivi calcoli del dottor Bennet emerge che l’impatto tra due giocatori di football (che spesso avviene in corsa/in movimento) arriva fino a 100 G, quasi due volte l’impatto massimo che il nostro fisico può sopportare senza riportare seri danni.
Questo porta il cervello umano ad una malattia degenerativa denominata Encefalopatia cronica traumatica (CTE); le persone tendono a sentire delle voci, cambiano carattere, aumenta la loro aggressività e diventano pericolose anche per i propri familiari. Purtroppo le TAC non rivelano questo cambiamento ma, se affettiamo la materia grigia in lamelle sottilissime durante l’autopsia, emergono risultati sconcertanti.
In sala
Il produttore di questa pellicola è Ridley Scott, un regista che non ha bisogno di presentazioni.
Il film è diretto in maniera pulita, chiara, senza artifizi e con primissimi piani di alta qualità, che coinvolgono lo spettatore all’interno di una storia scomoda e certo non facile da digerire. Per capire il contesto di Zona d’ombra dobbiamo accettare il fatto che il football per gli americani sia come il calcio per l’Italia, Argentina o il Brasile: uno sport nazionale a cui è dedicato un giorno alla settimana, come spiega il Dr. Julian Bailes, medico sportivo della squadra di Pittsburg.
I bambini giocano a football da piccoli e nelle scuole, borse di studio dedicate, orgoglio nazionale in tutto il mondo… e un medico scopre che la NFL non ha reso noti i reali pericoli di questo sport, esponendo dei professionisti a gravi rischi per la propria salute.
Il punto della discordia emerge in seguito ad un articolo realizzato con un neurologo di primissimo livello e pubblicato su un’importante rivista medica statunitense: la scoperta assume autorevolezza e non può più essere ignorata, in quanto basata su solide basi scientifiche. Al momento della scoperta i corpi esaminati non erano sufficienti ma, purtroppo, altre prove non tardano ad arrivare e per tutti la diagnosi rimane la medesima.
In America il film è stato vietato ai minori di 13 anni: personalmente credo che non abbiano ancora accettato del tutto la diagnosi e cerchino di tutelare i ragazzi dalla visione di questo film (che in sè non ha nulla di cruento, è semplicemente il lavoro di un neuropatologo).
Tuttavia alcune scene dove i giocatori decidono di suicidarsi ritengo che siano poco adatte per degli adolescenti, anche se il messaggio forte e potente del film va assolutamente veicolato.
Tratto da una storia vera riportata nell’articolo del 2009 per GQ Game Brain di Jeanne Marie Laskas, illustra perfettamente il processo con cui vengono ribaltati gli status quo alle fondamenta della cultura statunitense.
Ricerca con solide basi scientifiche documentata e pubblicata su riviste autorevoli e riconosciute, l’opposizione delle major con i propri avvocati e medici, la trattazione con l’autore della ricerca, le successive cause in tribunale (spesso class action) per affrontare seriamente il tema e determinare chi debba pagare e quanto (in questo caso per l’intrattenimento collettivo).
Lo stato attuale delle cose
- A febbraio 2015 il dottor Bennet Omalu é diventato cittadino americano a tutti gli effetti.
- Grazie alla scoperta scientifica del Dottor Omalu gli è stato offerto un posto come patologo forense a Washington: rapporti diretti con FBI e CIA, sarebbe diventato il “patologo d’America” con benefit elevati e uno stipendio da capogiro.
Lui ha rifiutato e continua a vivere in California con sua moglie e due figli. - Ad oggi 5.000 giocatori di football professionisti sono attualmente in causa con la NFL per le omissioni e i rischi non dichiarati del football.
- La NFL ha cercato sempre il patteggiamento (pagamento di un generoso rimborso danni per non andare in tribunale e affrontare un processo), pur di non dover rivelare da quanto tempo era a conoscenza dei reali rischi di questo sport.
Concludendo
Un film-denuncia molto bello, girato con cura e delicatezza per affrontare un argomento decisamente spinoso. Will Smith ben calato nel ruolo e credibile, una storia vera che dovrebbe scuotere le coscienze e invitare la NFL ad adottare provvedimenti per proteggere al meglio i suoi giocatori, anziché pensare solamente al suo portafoglio e alla sua credibilità.
Vivamente consigliato.
Voto: 9/10
Marco
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