
Grafica Cobain86
Il mistero di Vasco: risolviamolo insieme. Buona lettura!
Le origini
Mio zio, se avesse potuto, mi avrebbe cresciuto a biberon e Vasco Rossi.
Fan sfegatato da tempi immemori, girava con la tessera del club plastificata e conservata allo stato di reliquia.
Man mano che crescevo incontravo sempre nuovi generi musicali: arrivato all’adolescenza, grazie anche ai viaggi che facevo con mio zio, ho iniziato ad ascoltare Vasco da mattina a sera.
Perplesso (come molti credo) dalla qualità dei testi delle canzone più famose, mi chiedevo dove fosse il merito di un artista che oggi viene venerato al pari di un Dio sceso in terra, dopo esser stato trattato come un prodotto di scarto per quasi vent’anni.
Accantonando gli album più recenti, dove le canzoni sono costruite usando frasi fatte e luoghi comuni alla stregua di Fabio Volo, ho iniziato dagli anni ’80 proseguendo fino alla fine degli anni ’90 e ho trovato il tesoro che cercavo. Ho capito il motivo delle notti passate in bianco per entrare ad un suo concerto o dell’intimo femminile lanciato sul palco.
Tralasciando i trascorsi personali (negli anni ’80 il 90% del mondo del rock consumava droga e beveva come spugne a secco da vent’anni), che in questo caso non sono rilevanti per il nostro discorso, ho iniziato ad ascoltare le canzoni storiche di Vasco, incluse le meno note.
Il senso delle canzoni
Gli anni sono passati, la barba mi stava crescendo, i primi capelli bianchi affioravano come infidi sotto le asticelle degli occhiali.
Dopo notti passate a rincorrere ragazze fantastiche, scorribande con gli amici, litigi per futili motivi, occasioni mancate, dormite su divani di dubbia provenienza e incontri al limite della fantasia (gente conosciuta su Lupo Alberto anni prima e trovata ad una festa a Pavullo) sono arrivato incolume (o quasi) ai trent’anni.
Rimettendomi alla scrivania e riascoltando Vasco ho capito il motivo di tanto successo: i suoi pezzi sono transgenerazionali (gli adolescenti ascoltano le sue canzoni in corriera di prima mattina) e parlano a tutti.
Chi di noi, infatti, dopo una separazione importante, non ha cantato Siamo soli o ha pensato a Stupido Hotel?
Chi di noi, ancora, a vent’anni, non ha dato colpa ad un Alfredo qualunque quando la ragazza della compagnia se ne andava con un italo-africano prestante?
Chi non ha provato emozioni sul giro di sassofono assassino (perché colpisce a tradimento) di Sarà migliore o il riff di chitarra assassino di Eh già?
Il giro di sassofono/chitarra assassino
Vasco, quando vuole prendersi una pausa, inserisce il giro di sassofono assassino: un riff bellissimo, un giro di note che scioglierebbe anche il granito rivestito con l’uranio impoverito.
In quel momento, se chiudi gli occhi…
- Senti il profumo delle serate estive e la brezza che ti accarezza il viso
- Gli anni ’80 con le luci al neon e gli spot ridicoli
- Le serate con con gli amici a tirar l’alba, illuminati solo dalle luci dei lampioni
- La mano della ragazza che ti accarezza la schiena
- Il profumo della prima sigaretta
- Quel drink offerto alla ragazza che nemmeno ti guardava
- Un bacio rubato quando gli altri non guardano tra i banchi di scuola
Tutto questo senza contare il bellissimo disco intimista Canzoni per me (uscito, guarda a caso, sempre a fine anni ’90) e le donne di Vasco; chi, sorridendo, non ha pensato a Jenny, Sally, Gabry, a Laura che aspetta un figlio per Natale e ora tutto il resto può aspettare?
Sono le nostre madri, figlie, sorelle o cugine raccontate in musica, con un tocco leggero e dolcissimo, nonostante l’anima rocker.
Sono colpi al cuore, sono flashback delle nostra vita che si ripropongono a tradimento, accendendo lampi sulle nostre storie e sulle emozioni più belle che abbiamo provato.
Concludendo
40 anni di canzoni, pallottole che vanno dritto al cuore per varie ragioni.
L’urlo di guerra de Gli spari sopra, la riflessione amara di Liberi, liberi…, la denuncia delle ragazze copertina di Delusa, il romanticismo di Una canzone per te quando lei, imbarazzata, scappa via lasciando il poveretto come un pirla in mezzo alla strada o la dolce amarezza di Senza parole… e potrei continuare ancora.
Vivere merita una menzione speciale: una poesia della nostra condizione umana, che sottolinea la differenza tra vivere e sopravvivere, cosa in cui molti si abbandonano.
Qui al giro di sax assassino si sostituisce un innocuo fischiettare ma il testo merita: ricorda le difficoltà che dobbiamo affrontare quotidianamente, anche se siamo morti dentro.
Un meraviglioso inno alla vita.
Vasco va selezionato: certo, se ascolti Rewind è normale abbassare i finestrini con un amico che si sporge con un lanciafiamme, denudandosi in modo discutibile.
Ma per una canzone così ne abbiamo altrettante che nella loro semplicità, sono dirette, pure e ci ricordano i momenti della nostra vita, belli o brutti che siano.
Chi etichetta Vasco come un artista di serie B dovrebbe acquistare Vascononstop: 4 CD, 69 canzoni, 14,80 euro per conoscere un artista spesso sottovalutato.
E, visto che è difficile trovarla nelle raccolte, andatevi ad ascoltare Sarà migliore: attendo il vostro feedback sul giro di sax assassino nei commenti :).
Buon Vasco a tutti, con l’augurio che possa colorare le vostre vite come ha colorato la mia (dopo i Baustelle, ovviamente).
Marco
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