Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

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Una donna s’innamora di un uomo lupo. Twilight? No, arte giapponese. Buona lettura!

La trama 

Una studentessa  s’innamora di uno studente curioso, rivelatosi poi un uomo lupo. I due copulano furiosamente e nascono due bimbi soffici e coccolosi. Un giorno il padre nelle vesti di lupo viene investito e la donna si trova ad affrontare da sola la crescita di due bambini “speciali”, tra ilarità e problemi etici.

Silenzio in sala

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Come in molti anime di qualità troviamo sfondi dettagliatissimi e un disegno dei personaggi estremamente pulito, semplice, essenziale.

La storia, dopo un inizio drammatico con la morte del padre, guadagna leggerezza con la crescita dei due bambini lupo: i primi giochi che tendono a demolire la casa, i problemi con il vicinato che sentono ululare dei lupi in calore tutte le notti e così via.

Il trasferimento in una zona remota del Giappone, laddove solo onorabili vecchietti e cipolle scondite trovano riposo, offre alla famiglia la privacy desiderata. Assistiamo quindi ad una piccola lezione sul mantenimento di un orto, grazie al burbero vicino che educa la nuova vicina ai piaceri del ravanello e del rafano gigante.

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La trasformazione continua dei bambini in lupo e viceversa offre molti spunti narrativi e comici, evidenziando come la diversità sia spesso malvista dalla società contemporanea, portando il senso comune ad additare i bambini come mostri. In realtà stanno entrando nella fase dell’adolescenza e per loro un’ardua scelta è alle porte.wolfchildren_7

Non mancano, come anticipavo poc’anzi, i momenti comici: essere lupi senza le dovute competenze porta a scene comiche, con cadute volontarie in acqua ed equivoci curiosi durante le visite dei vicini.

Gli scenari meravigliosi e la delicatezza nella narrazione, centellinata e rallentata con tempi magistrali, ci porta nel mondo delicato dei bambini lupo, facendoci entrare in punta di piedi nella storia incredibile di questa bizzarra famiglia.wolfchildren_3

Per realizzare il film Mamoru Hosoda ha fondato lo studio d’animazione Studio Chizu, che coprodurrà pellicole insieme allo studio Madhouse.
Yoshiyuki Sadamoto, già noto per Neon Genesis Evangelion, ha curato il character design del film.

Possiamo notare, dalla qualità del film, che la collaborazione è particolarmente riuscita: un’opera magistrale che sfrutta a dovere l’alternanza dei vari momenti per portarci verso un finale costellato di lacrime, quando i bambini dovranno scegliere se essere lupi o umani.

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L’allontanamento dalla madre strazierebbe anche una pietra rifinita in granito: la commozione è palpabile e si taglia con un coltello da bistecca, un tanto all’etto.

Viene riproposto, in modo eccellente, il tema dell’autonomia dei propri figli: non quindi come nostre costole ma come essere indipendenti, che devono trovare la loro strada nell’enorme cerchio della vita, come cantava con voce vellutata Ivana Spagna ne Il re leone.

Conclusione

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Ironia, dolore e tanto amore condensati in due ore di pellicola ad altissima definizione (è uscita nel 2014), un viaggio nei sentimenti e nel cuore di una madre che deve spezzarsi due volte: all’inizio per la morte violenta del padre investito da un’auto, successivamente per il distacco di uno dei due figli che sceglie di vivere nella foresta.

Potrà così evacuare abbondantemente sotto i pini beandosi con l’ascolto dei ruscelli che s’inondano durante le piene estive.

I figli, come spesso ho ripetuto sulle pagine di questo blog, non sono simulacri della nostra identità ma esseri indipendenti e autonomi.

Finale straziante al cardiopalmo, lacrime a vagoni e commozione a quintali: ottimo da vedere in famiglia, un capolavoro giapponese nato da uno studio che non ha problemi nel confronto diretto con il ben più noto Studio Ghibli del Maestro Miyazaki.

Seguirò con passione e interesse l’evolversi della loro produzione nel corso degli anni.

Da recuperare assolutamente.

Voto: 10/10

Marco 

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