Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

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2 film da consigliare (Radio Freccia e Da Zero a Dieci), da vedere e rivedere: regia interessante, fotografia molto curata, sceneggiatura costruita in modo attento. Ecco perché dovrebbero far parte della vostra videoteca (sempre che non li abbiate già): scopriamoli insieme, in attesa del nuovo film Made in Italy.

Passiamo ai due lungometraggi di Ligabue, il famoso rocker di Correggio. Preciso che, nonostante abbia ascoltato molti album del Liga, non sono un fan in senso stretto. Sui due film non avevo letto nulla, per cui sono arrivato alla visione con una bella tabula rasa in testa.

Radio Freccia

Radiofreccia_03 Diretto e crudo come un pugno allo stomaco: l’aspetto amichevole e familiare delle ragazzate combinate con la compagnia del bar riceve sferzate durissime dalla trama ben scritta (ispirata da un libro dello stesso Liga).

Radiofreccia_02 Girato tra Carpi, Correggio e Gualtieri, risulta lontano anni luce dalle storie fatte da scopatine veloci quali Un amore perfetto di Cremonini o i filmetti estivi con Calà e compagnia bella: la fotografia è ad un livello molto alto, le riprese coinvolgono lo spettatore a 360 gradi e il montaggio racconta la storia senza annoiare.

Radiofreccia_05 Nella provincia emiliana vediamo una scanzonata compagnia che, nello svolgersi della storia, rivela i propri scheletri: le ansie del ’78 e il mare FM, libero e da conquistare a suon di frequenze, padri stupratori e vite che non regalano nulla ai nostri protagonisti.

Freccia, il ragazzo a cui verrà dedicata l’ex radio Raptus International, frequenta pessime compagnie: una ragazza eroinomane lo porta in un tunnel senza uscita, si dà al furto, perde il lavoro, viene disintossicato da una donna meravigliosa che lo assiste con amore materno e supplichevole dedizione, racconta la sua storia per radio, s’innamora di una carpigiana ma lei non ricambia.

Radiofreccia_08 Ruba una Mercedes e una Bmw ma lei se ne frega altamente: lui le incendia entrambe e va in overdose, con una morte da rockstar. Con la differenza che, al posto del successo, troviamo sofferenze e colpi gobbi: un inno a difendere la vita e a non buttarla via, combattendo sempre e comunque contro la morte.

Ottimo Accorsi, grazioso il cameo di Vito, buona la scelta di non tempestare il film di canzoni del Liga: deve prevalere la storia, il film non dev’essere un gigantesco videoclip che ammassa come un’enorme cozzaglia canzoni buttate alla rinfusa.

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La colonna sonora è affidata a grandi classici, con un delizioso contorno di caratteristi che rendono la provincia emiliana surreale e divertente.

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Sullo sfondo, dolce ricordo, il SuperCinema ’70 di Carpi negli anni d’oro.

Da Zero A Dieci

DaZeroaDieci_03 Nel secondo, Da Zero a Dieci, troviamo il fratello di Freccia che anche lui ha la sua bella dose di problemi: deve affrontare, con la sua compagnia, la crisi esistenziale dei trent’anni. Vediamo così quattro amici a Rimini con altrettante amiche incontrate 20 anni prima: se lo scenario può sembrare frivolo arriva la nuova mazzata (un amico perso nella strage di Bologna proprio vent’anni prima).

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Vengono festeggiati vari finti compleanni dove il bisogno di vivere, di esserci, di esser ricordati per qualcosa urla forte come una pantera in gabbia: grida laceranti che si manifestano sotto tanti aspetti, il primo di quale la mania di Lucio nel mettere foto dappertutto dell’amico scomparso.

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Nonostante la voglia di vita, le trovate, lo spirito goliardico lo spettro dell’amico rientra nelle vite dei presenti, inquietandoli in un flashback narrato da Lucio stesso. Mentre gli altri hanno cercato, come potevano, di tirare avanti lui non ce l’ha ancora fatta: decide d’iscriversi ad una Roulette russa automobilistica, dove correre su una Viper in pista.

Ovviamente è una corsa su un binario morto: Lucio non pensa di tornare indietro (lascia una lettera agli amici dove spiega tutto) e conclude i suoi giorni con un’esplosione pirotecnica, un rogo ardente che risucchia la sua vita, la dialisi, la sua incapacità al vivere comune.

Il suo disadattamento lo porta a chiudere il conto con tutto e tutti, non riesce ad affrontare il peso del rimorso la condanna della dialisi: il suo regalo è la liberazione dalla sofferenza. La delicatezza con cui viene trattato questo passaggio, l’armonia tra il video, l’audio e la potenza evocativa del racconto valgono da soli tutto il film.

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Anche qui le canzoni di Ligabue (escludendo la canzone di Giove, Libera uscita, inserita come un videoclip/sogno nel mezzo del film) rimangono per i titoli di coda, mantenendo i due ambiti separati: un conto è la musica, un conto il film.

Ottima prova alla regia per Liga, potente, diretto, incisivo: un film che lascia spazio alla riflessione senza scadere nel melenso o nel compassionevole, personaggi calibrati e dialoghi abbastanza credibili.

Da Zero a Dieci si pone come naturale maturazione di Radio Freccia, evolve in modo piacevole trattando tematiche dure e ruvide: ottimo, dovendo dare una pagella dove Zero è un film da cestinare e Dieci è la perfezione beh… sicuramente 9.

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Bravo Liga, aspettiamo la tua prossima fatica dietro la macchina da presa: non deluderci.

Marco

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