Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

Avatar

Avatar: un Navi femmina

Avatar: un Navi femmina

Il fenomeno che ha tenuto svegli adolescenti per giorni interi, il primo film che ha dato un senso alla parola 3D: inforcate speranzosi i vostri occhialini e buona lettura!

Dopo varie telefonate, impegni, “pacchi” tirati all’ultimo minuto ho riunito una combriccola d’amici e abbiamo scelto il nostro scopo: vedere Avatar sabato sera senza prenotazione telefonica (non l’accettavano al multisala). Infiliamoci gli occhiali 3D ed entriamo nel film che ha riscritto le regole del cinema digitale tridimensionale. Questo è Avatar.

Già dal countdown che precede il film, con i numeri sparati in faccia, capiamo che stiamo assistendo a qualcosa di unico. In passato avevo già visto oggetti in 3D con gli occhialetti, ma niente di lontanamente paragonabile all’ultima fatica di Cameron.

La magica trama
La trama, com’era già stato annunciato da giornali e tv, è un po’ banalotta: i terrestri nel 2054 scoprono Pandora e vogliono depredarla sradicando un albero importantissimo per la comunità, al fine di estrarre un materiale dal valore spropositato (la solita vecchia storia cowboy contro indiani, già vista e rivista).

Il protagonista, inoltre, nel film compare sulla sedia a rotelle e quindi, appena diventa Avatar, gode come un riccio nel poter correre di nuovo libero senza vincoli. Come spesso accade nei grandi film c’è anche l’amore, con la fusione del nuovo arrivato con la figlia del capo, in un rituale magico e spirituale che ci rilassa appassionandoci sempre di più alla storia.

Silenzio in sala

L’inizio del film, per quanto esaltante, ci abitua alla vicinanza con gli oggetti della scena e ci coinvolge piacevolmente, in modo garbato (nonostante si stia parlando di marines che devono conoscere gli abitanti per poi farli sloggiare). Come in tutti i bravi film sulle diversità anche qui troviamo i ricercatori che vogliono tutelarli. Ma tutelare chi?

I Na’vi, creature enormi e azzurre, con la coda e con un viso straordinariamente umano (grazie soprattutto al face morphing) vivono in questa Pandora che, vista da lontano, ricorda tanto la nostra cara vecchia Terra. Vediamo anche gli Avatar, copie Na’vi animate dalla fase alpha del sonno umano (e quindi umani che si mescolano ai nativi, per farla breve). Fin qua nulla di sorprendente, siamo ancora seduti a sgranocchiare pop-corn e a sorseggiare il nostro thè alla pesca.

La vera emozione
Il vero stupore, la vera botta al cuore arriva quando iniziamo ad addentrarci in questo mondo, tra creature che ricordano incroci tra dinosauri ed esseri ancora esistenti, piante che escono dallo schermo, semi che volano illuminando le persone come alberi di Natale… cala la notte e l’effetto diventa semplicemente strabiliante: ci troviamo immersi in un mondo fluorescente fatto di luci e suoni magici, con le fronde che ci vengono incontro e il muschio che si illumina; al nostro passaggio insetti volanti pirotecnici effettuano ruote lampeggianti e scopriamo un mondo ricco, vivo, coloratissimo e favolosamente onirico.

Passata la notte ci tuffiamo in voli da montagne sospese nel nulla, ci tuffiamo in acque che mandano gli spruzzi sulla nostra poltrona, vediamo lapilli che sfiorano il nostro viso e cenere che svolazza su un territorio ormai devastato.

La ribellione indigena porta ad una battaglia cruenta, a causa di marines che devono radere al suolo tutto quello che trovano: memorabile la scena di un Na’vi che cade da un velivolo americano dopo essersi battuto con onore, in un silenzio rotto solamente da una voce che accenna ad un canto rituale. La sala (piena fino all’ultima poltrona) è nel silenzio più assoluto, perfino il pop corn si ferma davanti ad una scena del genere. Emozionante è un pallido eufemismo, perdincibacco!

Amore, guerra, la scoperta di un mondo ricco di cultura e tradizioni, animali fantastici e una qualità grafica che spazza via tutti i rivali nel suo genere, l’emozione del 3D con oggetti che ti sfiorano, ti coinvolgono nella storia a 360 gradi, portandoti dal velivolo marines alla culla ancestrale di colori luminescenti della foresta.

Se proprio si vuole trovare un difetto al film di Cameron le esplosioni sono vagamente eccessive in alcuni momenti (ciò ricorda molto Transformers 2, film che mi fece annoiare in una maniera unica) e la connessione sinaptica tra Na’vi e animali ricorda quella di Matrix (anche se qui è molto più naturale).

Giudizio finale
Detto questo, trovo Avatar il film più emozionante che abbia mai visto: ad ogni scena fuori dalla foresta non vedevo l’ora di ritornarci per godermi lo spettacolo della natura, dei colori notturni e della madre terra che alimenta i Na’vi e li cura quando sono in difficoltà. Vederlo in 3D vuol dire partecipare al film in un modo assolutamente irripetibile e inenarrabile, nessun DVD potrà regalarvi questo (al massimo un Blu-Ray 3D).

Nonostante la storia banalotta (indiani contro cavalleria) la realizzazione maniacale, la creazione di una lingua dedicata e la realizzazione grafica sono ineccepibili sotto ogni punto di vista, bisogna ammetterlo.

Di più – a livello tecnico- non si poteva, semplicemente un volo meraviglioso che regala 2 ore e 40 di pura vertigine visiva, colorata ed onirica: il masterpiece ASSOLUTO di Cameron, che lo ha ripagato dopo tanti di attesa per sviluppare la tecnologia necessaria per realizzarlo.

Voto: 7,5/10

Marco

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