Un film poco diffuso dalle nostre parti ma interessante: buona lettura!
La trama
Un ragazzo dalla vita sregolata diventa uno scrittore e il suo primo libro ha successo. Grazie all’infanzia tormentata ha venduto milioni di copie e ora deve scrivere il secondo libro. S’interessa al caso di un genio informatico, la cui moglie misteriosamente è scomparsa da vari giorni.
La ricerca di informazioni, la conoscenza di una nuova ragazza e il riavvicinamento con il padre saranno per lui un’enorme lente d’ingrandimento per analizzare la sua vita e, pian piano, iniziare a sistemare le tessere di un puzzle incompleto ormai da troppo tempo.
Silenzio in sala
The Adderall Diaries (l’Adderall è un farmaco per trattare l’iperattività, ndr) non è un film comodo da vedere con pop-corn e patatine, dimenandoti sulla poltrona. Va visto con calma e riflessione, in quanto tratta del rapporto difficile tra padre e figlio (nel quale il padre è stato accusato di abusi) e di come questo possa, con il dialogo e la riflessione, essere recuperato.
Uscito negli USA nel 2015, da noi arriva in Blu-ray/DVD a ottobre 2016 (non se ne capisce il motivo): a questo ritardo aggiungo la mancanza di una pagina Wikipedia italiana dedicata al film.
Molto strano direte voi… probabilmente sarà stato scambiato per un film di serie B, visto il ritardo e il poco interesse mostrato.
Certo, non stiamo parlando di un film per famiglie: un figlio che vive per strada, si droga e ti imbratta l’appartamento (dopo averti sfasciato la macchina qualche anno prima) non rappresenta i gusti del target di Rai Uno alle 21.30, abituato a preti-investigatori o a gente che recita messe e Pater-nostrum saltellando intorno ad un tavolo.
Ritengo che sia un film interessante: mette in discussione il valore dei nostri ricordi, cosa su cui molti di noi hanno forti resistenze.
Tutti noi crediamo di avere ricordi perfetti, indelebili, assodati, a prova di querela e di indagine tributaria… ma non è così.
Il ricordo… imperfetto
Il nostro cervello, se ricordo le nozioni di psicologia apprese anni or sono, non è perfetto e “aggiusta” i ricordi rendendoli più sopportabili, più piacevoli… insomma omette dettagli troppo forti o sfumature.
Ci sono persone come Sheldon Cooper che possiedono una memoria eidetica: ricordano esattamente ogni minuto della loro vita… aiuto!
Per chi, come me e come il 97% della popolazione, possiede una memoria “genuina” (cioè frammentaria, incompleta che si arrampica sugli specchi per aiutarci) c’è un’unica soluzione.
Recuperiamo e integriamo ricordi affidandoci all’affabulazione orale, agli scritti, a ciò che ci narrano amici e parenti.
Nonostante ciò che dica A. Perfettini, una ragazza che i lettori del mio blog conoscono fin troppo bene, non sempre ciò che ricordiamo è perfetto, assoluto, inderogabile, a prova di tribunale.
Lei, per esempio, messa alle strette diceva che aveva bevuto qualche drink, non si ricordava, “mah sono parole che dici tu, io non ricordo nulla!“, affermava ridendo sguaiatamente.
C’è ben poco da ridere invece: su quei ricordi noi costruiamo pregiudizi, concetti, identità, caratteri, emozioni…
Affidarci ogni tanto ai ricordi “altrui”, dunque, è utile, perché ci permettono di completare il nostro puzzle mentale, aggiungendo i tasselli mancanti e osservando una panoramica completa della situazione reale.
Conclusione
Un ragazzo vittima/carnefice allo stesso tempo, un padre che cerca di rimediare non sempre nel modo più sensato e delicato possibile, dolore e tossicodipendenza sullo sfondo di una vita sregolata.
Una storia pulp, di quelle che Tarantino adora, con un lieto fine. Un ragazzo che decide di riorganizzare la sua vita, aprendosi all’ascolto e cercando di rimediare a ciò che ha commesso in passato, utilizzando nuovi strumenti per interpretare situazioni ed eventi.
Un film bello, pulito, senza fronzoli, co-prodotto dallo stesso James Franco.
Da recuperare per imparare a vederci con gli occhi degli altri, ascoltando la loro versione e aggiornando i nostri ricordi migliorandone l’accuratezza.
Da rivedere, splendida pellicola.
Voto: 8/10
Marco
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