Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

toystory_3_4 I blockbuster che hanno lanciato Pixar nell’olimpo dei titani e un piacevole ricordo alla memoria di Fabrizio Frizzi: buona lettura!

La storia

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Woody è il giocattolo preferito di Andy, lo è sempre stato fin da quando era piccolo. Gode di un’affettuosa pastorella, del fedele Slinky e di una cameretta studiata a sua immagine e somiglianza.
Per il sesto compleanno di Andy arriva una sorpresa terrificante: un Buzz Lightyear spedito dallo spazio (o meglio dallo store Al’s Toy Barn poco distante).

Woody deve ridefinire il suo ruolo, accettare il cambiamento e adeguarsi. Peccato che, nella prima parte del film, cerchi di liberarsi di Buzz in tutti i modi possibili.
Buzz Lightyear, grande eroe dello spazio, ha una grave crisi d’identità quando scopre la sua reale condizione: aiutato da Woody ritroverà la luce (e soprattutto l’auto di Andy).

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Nel secondo film viene glorificato Woody, con gadget, memorabili e una serie televisiva dedicata agli amici del west. Incontreremo Jessie, brutalmente abbandonata dalla padroncina impegnata a sculettare in discoteca e ad incipriarsi, Bull’s eye il giocoso cavallo di Woody e Sticky Pete, un anziano minatore interessato alle giovani fanciulle e petomane.
Scopriamo, dalla copertina di Life, che Woody risale al 1957: presumibilmente un gioco tramandato di madre in figlio (i padri, seguendo la tradizione Disney, sono evanescenti).

Nel corto Toy Story of Terror apprendiamo il valore attuale di Woody: secondo il miglior secondo sito di aste online, è di 2.000 dollari.
Anche Jessie viene venduta, ma non è dato sapere a quel prezzo. Vedendo come gongola il gestore del motel è ipotizzabile un prezzo vicino a quello del suo amichetto Woody.

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Nel terzo film assisteremo alla crescita e maturazione di Andy: il dilemma tra soffitta e asilo viene intervallato da un orso demoniaco al profumo di fragola. Una volta arrivati all’asilo, infatti, scopriranno che non è tutto Lotso quello che profuma e regala grandi abbracci.
Portare Woody al college lo espone a dei rischi ma rappresenta per Andy una sorta di feticcio, una coperta di Linus che lo proteggerà da procaci ragazze vogliose, alcool e “sigarette” solo per uso terapeutico (marijuana, ndr).

Sul finale assisteremo ad una giusta decisione, basata sul buon senso e sull’eredità spirituale dei giocattoli di Andy, tramandati ad una soffice e paffuta bambina salterina di nome Bonnie.
Nel terzo film assistiamo anche alla presenza di un gioco non americano, finalmente: il soffice e abbondante Totoro, generato dal genio Miyazaki ed emblema dello Studio Ghibli.

I film

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Per arrivare al primo Toy Story sono stati necessari finanziamenti a fondo perduto per dieci anni da parte di Steve Jobs, che nella Pixar aveva visto il futuro. Il film fu riscritto, in quanto dalla prima stesura Woody era ancora più cattivo e sadico di quanto potessimo immaginare. Era semplicemente odioso.

Smorzare i termini a beneficio dell’armonia generale ha giovato: Toy Story è stato uno dei film con i maggiori incassi del 1995.
Io stesso l’ho guardato una volta al giorno tutti i giorni per un mese, appena entrai in possesso della mistica videocassetta.

Era anni avanti rispetto a qualsiasi cosa mai vista prima, si buttavano nel cestino matite, canzoncine melense e passerotti scoreggioni. Un film che affrontava il riposizionamento e la crisi d’identità del personaggio in modo ironico, struggente e ritmato come mai prima d’ora.

Ad un certo punto arrivai a credere che i giocattoli avessero realmente dei sentimenti e ho rivalutato molti di essi. D’altronde avevo anche 9 anni, le cose erano un po’ diverse all’epoca.

toystory_3_16Una trilogia fantastica, programmata e rilasciata a ragion veduta senza cercare, per forza, il facile successo. I personaggi hanno pensieri, emozioni e tattiche con cui si muovono in questo variopinto mondo: ovviamente troviamo anche gag slapstick ma non sono dominanti, come nell’80% della produzione Dreamworks.

Sono film che puoi riguardare anche dopo anni; appena sono state rese disponibili le versioni in blu-ray mi sono imposto un doveroso ripasso e, dopo questo articolo, penso che rivedrò ancora queste tre pellicole.

Sono amici che ti aspettano per far festa, per farti riflettere sui problemi della vita dal punto di vista degli ultimi, di un giocattolo che durerà se va bene 5/7 anni prima di rompersi ed essere rottamato come plastica marcia.

Concludendo

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Da soli, in famiglia, a casa, al mare, in blu-ray, al cinema in 3D o sulla TV in 8K: riscopriteli e riguardateli.
Sono film che parlano al cuore con dolcezza, simpatia e un’eccezionale realizzazione tecnica.

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Vedendoli in successione ci si rende conto come, pur utilizzando gli stessi modelli, negli anni i movimenti dei personaggi e la loro definizione siano nettamente migliorati. Se avete notato la successione di immagini a corredo dell’articolo appare evidente la definizione e i dettagli; definiti, precisi, rifiniti al singolo pixel per spingere al massimo le macchine da guerra usate per il rendering. Tutto ciò in aggiunta alla trama, non a discapito come spesso accade.

Film che combattono disperatamente l’imperante consumismo americano, valorizzando ogni giocattolo e rendendolo unico, speciale.

La storia prosegue anche dopo i film, tramite deliziosi cortometraggi, realizzati con la stessa perizia e cura dei film.

Tra questi ritroviamo:

  • Hawaiian Vacation (Vacanze hawaiane) 2011: Speciale natalizio che estende Toy Story 2.
    Protagonisti Barbie e Ken nelle loro vacanze hawaiane, tanto amore e l’idiozia tipica dei personaggi da noi tanto amati.
  • Small Fry (Buzz a sorpresa) 2011: Bonnie si reca in un fast-food e un piccolo Buzz irritante sostituisce quello originale.
  • Partysaurus Rex (Non c’è festa senza Rex) 2012: Bonnie va dalla gioiosa nonna e Rex, per diventare l’idolo della vasca da bagno, scatena una festa che allaga tutta la casa.
  • Toy Story of Terror 2013: Speciale Halloween ambientato in un motel, con Prinklepants che non perde occasione per sfoggiare la sua cultura in tema di film horror (ma soprattutto per tacere).
  • That time forgot (Tutto un altro mondo) 2014: Speciale natalizio televisivo.
    Bonnie si reca dal suo amichetto drogato della Optimus X, una console riconducibile alla Playstation 4/Xbox One. Mentre si sollazzano in poltrona i giochi di Bonnie entrano in contatto con i Battlesaurus, dinosauri corazzati ispirati alle legioni romane. Passano tutto il giorno ad armarsi e combattere ma il loro capo scoprirà l’amore con Trixie, il triceratopo azzurro puffo di Bonnie.

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Gli ultimi quattro cortometraggi hanno Bonnie come proprietaria, per cui sono ragionevolmente collocabili dopo l’uscita del terzo capitolo. A livello di citazioni in Toy Story of Terror vediamo la salterina Bonnie indossare una maglietta con il gufetto remix che abbiamo conosciuto in Small Fry.

toystory_terror_20.44.57Da una trama basilare semplice la Pixar ha saputo creare un mondo di personaggi ben definiti e presenti, con i loro caratteri e punti di vista. Amici da cui è piacevole tornare, per ricordarci la bellezza di avere un amico che crede in te.

Voto: 10/10 con lode, bacio accademico e rutto libero

Marco

Per gli screenshot: Cobain86 Graphics

Commenti su: "Toy Story – La trilogia" (2)

  1. […] Il padre di questo film ricorda tanto il padre di Riley in Inside Out, come la madre dei due fratelli ricorda la signora pacioccona già vista nella madre della gioiosa bimba che incassa l’eredità di Andy in Toy Story 3. […]

  2. […] Il nostro protagonista ricorda molti di noi: bravo a scuola e quindi emarginato dal resto della classe che, a giudicare dai volti nel film, probabilmente finirà a spacciare prezzemolo per strada o a lavorare in un fast food prima dei 18 anni (o, stavo dimenticando, nella nettezza urbana come Sid in Toy Story 3). […]

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