Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

Spinning_Dancer

Dopo 4 mesi di lavoro con il mio gruppo (composto da quattro ragazze del mio stesso corso di laurea), svariati incontri, interviste, insulti e minacce a mano armata, animazioni interminabili in Powerpoint, finalmente abbiamo presentato il progetto agli amministratori di Let’s Dance, una scuola di ballo reggiana.L’esame per cui abbiamo preparato questo malloppo era Strategie Comunicative (che, strano ma vero, è stato superato con 30 e lode per ognuno di noi) e, dopo opportuna consultazione con il prof, abbiamo riassunto la presentazione aggiustando alcune imperfezioni.

Dopo esserci messi in tiro con vestiti noleggiati di dubbia provenienza da un pachistano vicino all’università e salutato l’amministrazione abbiamo iniziato.

L’obiettivo era proporre nuove strategie comunicative per permettere di recuperare gli iscritti nel settore 18-25 anni; molto divertente, in corso d’opera, sentire l’effetto comico di alcune frasi enfatiche (Chi entra a Let’s Dance non ne esce più! -infatti escono orizzontali) e scoprire gustose novità (Nella presentazione ci sono due diapositive nere, che dici, se notano? Risposta: Dirmelo mezz’ora prima no??!!).

Ma, nonostante tutto, siamo arrivati integri alla parte finale, con piccole aggiunte “a braccio” per ampliare alcuni punti oscuri.

Sono arrivati gli applausi (per fortuna), i regali (un corso gratis a Let’s Dance per tutti!), il passaggio delle Frecce Tricolori incrociate con avvitamenti a cavatappi, il saluto alla bandiera, gli spari a salve, la parata con i bambini dell’asilo di fronte all’Università, i complimenti personali da parte del mio gruppo (Marco sei bravo, un vero oratore!) e richieste di contatti per collaborazioni future (che, dopo 6 anni non abbiamo ancora ricevuto, si saranno perse nell’etere); un successo su tutta la linea, insomma.

L’esame valeva 2 crediti (di solito sono 6 o 8) per cui la nostra vera soddisfazione, oltre che il voto, è stato l’apprezzamento da parte di chi “deve cacciare i soldi”: le domande interessate, le risate, un aiuto reciproco, ecco cosa costituisce un gruppo permettendogli di lavorare bene.

Ci sono stati momenti difficili (ritardi, impegni, imprecazioni a cielo aperto, problemi tecnici) e piccole liti con fucili a pompa e colt 45 come nelle migliori famiglie ma, oltre a ringraziare le mie preziose collaboratrici, vorrei sottolineare una cosa: se nel mio lavoro futuro potrò contare su persone simili a queste, beh, che dire, meglio trasferirsi all’estero.

Sono esperienze come queste che mi motivano e mi mandano avanti, la passione, la voglia di produrre qualcosa di valido; il fuoco che ti rende speciale (purché a fianco ci sia un estintore).

Marco

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