É la targa del maggiolone di Dylan Dog, noto personaggio con nome inglese partorito da italiani (padre Tiziano Sclavi, Sergio Bonelli Editore), Buona lettura!
Cosa fa Dylan Dog? Che senso ha leggerlo dopo tanti anni dalla sua uscita (30 per l’esattezza, è un ’86 pure lui) quando oggi c’è il computer, internet, webcam e soprattutto l’invasione dei manga scollacciati ed ambientati in sedicenti istituti superiori (con relative ragazze in tenuta per maniaco -mini gonna e camicetta appena stirata-)?
Dylan Dog è l’Indagatore dell’Incubo (ispirato a Rupert Everett) e ha una vita interessante: ex alcolista e poliziotto a Scotland Yard, è rimasto in contatto con l’ispettore Bloch (che gli passa numerosi casi ufficiosamente) con il quale beve ogni tanto un tè in un pub di fiducia.
Simbolo del nostro indagatore è il Maggiolone Volkswagen da cui ho preso la targa che, ovviamente, non è casuale: DYlan Dog 666 (il numero satanico per eccellenza) è l’emblema del nostro amico.
Convive al 7 di Craven Road (Londra) con un curioso assistente sosia di Groucho dei Fratelli Marx (e Dylan lo battezzerà proprio così) che lo massacra/intrattiene con battute a raffica, seguendolo nelle varie avventure.
Gli incubi sono il perno ruotante della vita del nostro eroe: da mostri stile splatter dei primi numeri ad incubi psicologici, turbe dell’animo e conflitti irrisolti.
Persone sole, abbandonate a sé stesse che chiedono solo di esser amate ma che (come spesso succede) il mondo tratta a pesci in faccia: da lì poi scatta la molla che genera molte storie.
E non parlo soltanto di persone povere: anche i ricchi hanno scheletri nell’armadio inquietanti, molti di loro hanno stretto curiosi patti per arrivare alle attuali posizioni…
Ovviamente parlo con licenza dylandoghiana: molte storie sono pura fantasia (anche se con forti riferimenti alla realtà o ispirate ad essa) ma merita il disegno, le storie e la delicatezza con cui vengono raccontate.
La dolcezza con cui veniamo portati in certe storie per poi, necessariamente, dover fare i conti con l’intreccio del mese, è lodevole: inoltre ai tavoli Bonelli si affollano disegnatori provenienti da grandi esperienze (Tex, Disney e via elencando) che, grazie ai loro tratti, caratterizzano la storia in maniera ancora più marcata.
Altro punto cruciale nella vita di Dylan Dog sono le donne: tante, belle, complicate, con una stava finendo anche all’altare (rimarrà il più grande amore di tutta la sua vita). Sentimentale nel profondo e vegetariano nello stomaco, di solito porta fuori le sue fanciulle a prendere una pizza (anche perché il suo onorario raramente lo vede saldato e quindi è squattrinato).
Parlando di quattrini la passione per Dylan Dog è abbastanza economica, è un mensile da 2,70 € al numero (in un anno 32,40 €) che penso vada recuperato; se acquistate un albo di prova (e siete amanti del fumetto) difficilmente lo abbandonerete, la qualità c’è e si sente.
Il campanello di Dylan produce un urlo agghiacciante (idea di Groucho) che inquieta tutti i clienti (di solito donne 😉 ) che portano le loro storie, incubi, paure, angosce; sempre in bilico tra serio e faceto, realtà e finzione.
Ma è questa sottile linea che rende ogni appuntamento dylaniato un’occasione per evadere e per vedere come l’Indagatore di Craven Road se la caverà: tra lui e la Morte è una sfida a scacchi sempre aperta.
Marco
Immagini per la composizione grafica: Pixabay
Composizione impaginazione: Cobain86
Commenti su: "DYD 666" (1)
[…] In DYD 666 ho dimenticato un numero affine alla numerologia dylandoghiana: […]