Una delle saghe emiliane più amate in tutto il mondo: buona lettura!
La trama
Italia, Emilia, dopoguerra.
Dopo aver ottenuto la vittoria della repubblica sulla monarchia si vota per il nuovo sindaco: vince Peppone, comunista nel midollo con grande dispiacere per Camillo, il prete tifoso della Democrazia Cristiana.
Don Camillo è un prete anomalo: anziché stare in chiesa a benedire e recitar messa va in giro per il paese, frequentando tavoli da gioco (a suon di briscola e scopa), lanciando panche e tavoli all’occorrenza, mandando gente all’ospedale e risolvendo torti quotidiani.
Come un moderno Robin Hood, utilizzando sempre il crocifisso come passe-partout, porta la ragione e il buonsenso: quando riesce con la parola, quando gli scappa con un bastone di pioppo.
La saga di Guareschi
Guareschi, anarchico convinto, è sempre stato molto attivo politicamente e, per questa sua passione, si è fatto anche qualche mese di galera.
Carcere politico a parte Guareschi ha avuto il pregio di scrivere una serie di racconti su questo “mondo piccolo”, sulle rive del Po, che il regista Duvivier ha dislocato in una zona tra Brescello e Gualtieri (usando Brescello come paese principale).
I racconti sono semplici, non hanno grosse pretese: eppure la loro semplicità diventa la chiave di volta della saga qui affrontata.
Digiuni per evitare il gemellaggio (vedere la scena di prosciutti poco sopra), raid notturni per ingozzare il prete e salvargli la vita, viaggi in Russia sotto falso nome, coppie da sposare salvandole dal suicidio… nell’Italia del dopoguerra, a quanto pare, la gente era in fermento e scalpitava come cavalli in calore.
Il merito a Fernandel e Gini Cervi di aver reso questi personaggi memorabili è indiscusso: ancora oggi vagante di turisti arrivano a Brescello, per fotografare i luoghi del film e collezionare ricordini.
Il classico caso del cinema che porta benessere ad una comunità: tra chi ha costruito la casa e chi si è arricchito, girare un film in queste zone ha portato un benessere insperato.
All’epoca, come potete vedere dalle scene, gli effetti speciali erano inesistenti: ciò garantiva lavoro ad artigiani, pittori, fabbri, falegnami e quant’altro per rendere possibile, per esempio, caricare un crocifisso sulle spalle per una salita in montagna.
Storie dominate dalla beata ignoranza e dalla forza fisica, fermata solo dal crocefisso a cui tutti, obbedienti, rimettono sempre la loro volontà.
L’ignoranza è il tema portante del film: la mancata licenza elementare di Peppone, schiere di contadini bovari, vaneggiamenti sul numero di biolche (unità di misura terrena contadina, ndr), discorsi affrontati sulle prestazioni della vanga e del badile.
La società rurale e contadina del film passa così le sue giornate, facendo festa quando il porco passa a miglior vita e stupendosi per qualsiasi cosa.
Sono talmente isolati e ignoranti che non sono nemmeno capaci di rispettare l’ora ufficiale italiana, spostando avanti i rispettivi orologi come forsennati.
Concludendo
Una serie di film tradotta in tutto il mondo, milioni di copie vendute, un successo globale: le storie di Guareschi, seppur adeguatamente modificate per compiacere le sottane del Clero, hanno avuto un meritato successo.
Film senza tempo che, nonostante la lentezza estenuante di certe scene, sono entrati nella memoria collettiva e, ancora oggi, quando Rete 4 li trasmette raccolgono una nutrita schiera di appassionati.
Queste vicende portate avanti a salsiccia e mortadella, con la giusta dose d’ignoranza e tanto buon cuore, sono la fotografia della nostra Terra e uno splendido documento storico.
Da rivedere (e da ridere) assolutamente.
Voto: 9/10
Marco
Gli screenshot sono tratti da Il compagno Don Camillo.
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