Oggi analizziamo due film di Tim Burton, il visionario regista di Hollywood che creò A Nightmare before Christmas.
Parleremo de La sposa cadavere, eccelso lavoro di comicità ed animazione e de La fabbrica di cioccolato, dove un Willy Wonka deppiano gigioneggia regalando sorrisi e spunti comici. Buona lettura!
La fabbrica di cioccolato parla del geniale Willy Wonka, simpatico genio pazzoide che ha sviluppato ricette innovative facendo della magica qualità del suo cioccolato il punto cardine della sua impresa. 5 biglietti d’oro per visitare la sua blindatissima fabbrica, un ragazzo poverissimo che lo trova al terzo tentativo, quattro spocchiosi orrori umani che lo accompagneranno con relativi parenti, una lezione di vita per tutti: i veri valori non si comprano nè si mangiano con la cioccolata.
Un film del genere poteva essere la trasposizione del romanzo e nulla più, con un abbondare cioccolatoso (visto l’ambito) di buoni sentimenti, gente che saltella sbaciucchiandosi e cantando canzoni idiote.
Burton evidentemente questo lo sa e, pur mantenendo una linea vicino a quella del libro, non perde occasione per sfoggiare il suo humour, evitandoci quanto sopra: le marionette che prendono fuoco durante la presentazione ed i bambini che vengono puniti in vari modi buffi (dal gonfiarsi all’essere risucchiati, risultando così una serie di fenomeni da baraccone) per la loro superbia, ingordigia, strafottenza ed ingratitudine ne sono i più eclatanti esempi.
Depp ricicla qualche mossa isterica dal suo pirata caraibico e si cala bene nel ruolo (anche se, con quel trucco cadaverico, fa tutto un altro effetto), facendo smorfie ed espressioni che provano ad avvicinarsi a quelle di Jim Carrey (ma senza troppo successo).
Curiosi gli Umpa Lumpa, nanetti tutto fare pagati in chicchi di cacao, il padre di Wonka che lo faceva girare con un assurdo apparecchio ortodonzistico, il bambino vincitore della fabbrica che sceglie la famiglia anziché una carriera ben avviata.
Il film è improntato al musical ma senza risultare stucchevole: le canzoni sono carine e i testi originali, una visione godibile per tutta la famiglia davanti al camino, con un richiamo ai valori veri della vita ma senza paternali: semplicemente con un sorriso.
Ma se il viaggio nello strano mondo di Willy Wonka vi ha stupiti rimarrete deliziati da La sposa cadavere, un film dove la morte e la vita sono semplicemente due mondi paralleli e le gag a sfondo nero si sprecano, portando il buonumore anche nel regno dell’oltretomba.
Dall’orrore di quattro figli da dimenticare (l’ingordo, l’arrivista, la viziata e il saccente nevrotico) qui passiamo all’orrore classico, con scheletri che spuntano ovunque e con personaggi perlomeno buffi: tutto questo ammucchiar d’ossa però presenta un’umanità che molti panzerotti vivi non sanno nemmeno cosa sia.
Victor e Victoria (vi giuro che non è la citazione del programma di La7 😉 ) devono sposarsi al buio, senza essersi mai visti prima: dopo aver combinato un mezzo disastro lui va nel bosco per imparare il giuramento e infila l’anello ad un arbusto, che poi si scoprirà essere Emily, la sposa cadavere.
Risucchiato ai piani inferiori scopre un mondo poliedrico e divertente, fatto di battute tremende ma scoppiettanti e di una ragazza che è stata abbandonata dal suo uomo; nonostante l’ambiente macabro e il fatto di esplorare un regno dove la decomposizione è imperante, l’umanità e l’allegria dei personaggi rende tutto ciò fluido, naturale e non spaventoso come potrebbe sembrare.
I personaggi seguono lo stile di Tim e si dividono in alti e filiformi o bassi e rotondotti (con teste enormi e pupille microscopiche), la fantasia del regista (non più vincolata dalla realtà, come nel film precedente) qui esplode nella sua poliedricità diventando energia pura: i balletti e le canzoni riprendono lo stile Disney lanciato da film come Dumbo, luci e suoni si mischiano a gag e ad acrobazie improbabili, confezionando un’ora e venti di risate ponderate e musiche a dir poco sensazionali. Ovviamente ne La sposa cadavere il protagonista non viene vestito da passerotti azzurri e rubicondi ma da vedove nere che diventano sarte: dopotutto è pur sempre Tim Burton 😉 .
La riflessione non manca e il messaggio che traspare dal film è la vincita dell’amore vero (ma in un modo del tutto inaspettato), ovviamente il ciò sempre in bilico tra vita e morte: una meravigliosa girandola di emozioni che, se inizialmente può lasciar perplessi, ci convince con una trama avvincente e un amore che non risulta stucchevole, ma in 3 dimensioni come la grafica del film. I personaggi incontrano difficoltà ma non le risolvono con bacchette magiche, puzzette edulcorate e saltelli multipli ma con la riflessione, la conoscenza reciproca e la bontà di cuore. Dici niente…
Uno stop-motion sensazionale come realizzazione tecnica e come qualità delle riprese (anche se in alcuni casi l’utilizzo delle gabbie metalliche e del computer è stato indispensabile), una storia che insegna e divulga l’approfondire delle nostre anime, anzichè fermarsi ad una visione superficiale.
Da vedere anche in coppia, semplicemente superbo. Bravo Tim, continua così!
Marco
Commenti su: "La sposa cadavere… al cioccolato" (3)
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