Viaggio all’interno di Amazon: quanto costa davvero un semplice click? Scopriamolo insieme, buona lettura.
La premessa
Durante la pausa caffè parlo con un collega dei miei acquisti Amazon e lui, 50enne dal capello bianco, mi guarda come se avesse visto uno stupratore seriale.
Mi parla di un servizio di Report, noto programma di Rai 3, dove viene evidenziato lo sfruttamento dei lavoratori e quanto, in realtà, costa davvero un semplice click sulla piattaforma più utilizzata al mondo per gli acquisti online.
Per visualizzare il video il sito, aggiornato ai primi anni 2000, chiede Flash Player: non installatelo ovviamente, ma utilizzate Google Chrome che lo integra in modo sicuro.
Lo sfruttamento in un click
Il servizio di Report, anche se meno sensazionalistico dei servizi delle Iene, è abbastanza illuminante.
In breve i punti che hanno solleticato la mia coscienza critica e il mio pensiero analitico:
- I dipendenti devono parcheggiare con il muso lato strada, in modo che quando escono stremati dal magazzino non causino incidenti legati alla stanchezza.
- In un giorno possono percorrere anche 15 km, con una pistola spara-codici che, casualmente, integra un GPS per monitorare dove sono, bagno compreso.
- I dipendenti, ovviamente, sono tutti con agenzia, di modo che sia molto facile liberarsene quando non rispettano i requisiti richiesti.
Fin qui, magari molti di voi, penseranno: è la scoperta dell’acqua calda.
Io stesso ho avuto una lunga esperienza come stagista e, solo di recente, tramite agenzia sono riuscito ad entrare nell’ufficio IT di un’azienda metalmeccanica.
Tuttavia il mio trattamento, umano e lavorativo, è ben diverso per fortuna dai “finti dipendenti” Amazon.
Qui parliamo di persone sfruttate fino al midollo per un lavoro che in aziende più civili, penso alla Lego per esempio, viene risolto con magazzini automatici e robot.
Il lavoratore ordina i singoli pezzi e, dal magazzino automatico, un gigantesco Wall-e [meno romantico ma più efficiente] preleva i singoli componenti, preparando e sigillando il bancale per la prossima spedizione.
Certo, ne sono ben consapevole, questo sistema genera un’occupazione ben inferiore rispetto al corri-corri manuale, ma è sicuramente un’occupazione di qualità, dove le persone hanno ancora una loro dignità.
Leggevo, sull’Internazionale di qualche settimana fa, che DHL [come confermato dal servizio di Report, ndr] sta strozzando i singoli corrieri, imponendo condizioni impossibili e inviando le liste dei lavoratori da licenziare una volta ottenuta la partnership.
Nell’articolo, cosa non specificata da Report, si parlava di autisti con partita IVA, che quindi si assumono tutti i rischi, oneri fiscali e contributivi, malattia e ferie a proprio carico.
La proposta è nata in Germania e i lavoratori tedeschi, abituati ad un salario minimo alto non legato a questi “trucchetti” moderni, non hanno aderito a questa proposta, fiutando probabilmente un guadagno da pochi euro l’ora.
Concludendo
L’indignazione di Don Camillo, di fronte a questi metodi da massificatore di coscienze, ben si addice alle conclusioni finali.
Ovviamente questo articolo non fermerà il colosso di Amazon e, forse, non smuoverà tutti i dubbi che mi sono posto io in tutti voi; molti, accecati dal puro risparmio, se ne sbattono altamente gli zebedei e continueranno a cliccare imperterriti, come se non ci fosse un domani.
Il problema legato ad un atteggiamento simile è il vuoto sociale: strade piene di negozi chiusi, con conseguente degrado sociale (furti, rapine e stupri) dietro l’angolo.
Anch’io acquisto su Amazon ma, essendo consapevole di quanto significa un semplice click, cercherò di alternare i miei acquisti, acquistando in locale molti prodotti di facile reperibilità.
Amazon offre prezzi che, fino a poco tempo fa, venivano definiti da grossista: è praticamente impossibile resistervi.
Ma, con la consapevolezza di quanto costa, in termini di vite umane e impatto sociale, un singolo click magari possiamo cliccare di meno, aiutando anche il negozio sotto casa.
È facile lamentarsi di un sistema che va a rotoli, un pochino più difficile impegnarsi concretamente perché qualcosa cambi e nasca una nuova presa di coscienza civile.
Io ci provo, un acquisto alla volta: spero che, anche voi, sperimentiate questo approccio diverso nei vostri acquisti online.
Come sempre un saluto e alla prossima.
Marco
Rispondi