Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

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La trilogia continua, narrando le avventure di Bilbo Baggins. Buona lettura!

La trama
Sessant’anni prima dell’inizio delle avventure di Frodo e dei suoi amichetti Bilbo era un giovane Hobbit, intento a coltivare cipolle e tuberi.

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Mentre lui pensava a riempirsi la pancia, circa sessant’anni prima (quindi 120 anni prima delle avventure di Frodo) Nani ed Elfi litigavano per questioni legate a possedimenti aurei e diamantiferi sconfinati, situati nella città incastonata nella montagna Eregor.

Smaug, un drago sputafuoco abbastanza nervoso, attacca la città sloggiando i nani e i ballerini, prende possesso del tesoro e dorme per una sessantina d’anni circa, arrivando a coincidere (come arco temporale) con l’inizio delle avventure di Bilbo.

Bilbo di avventure, ovviamente, non ne vuole sapere.
Gandalf organizza una cena a casa sua con tredici nani ubriachi, dediti a svuotargli la dispensa, in modo da motivarlo a partire con loro, riprendere il tesoro e la casa dei nani, sloggiare il drago molesto e così via.

Riuscirà il paffuto Hobbit nella pericolosa impresa?

Silenzio e pantofole

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Bilbo viene trattato dal resto della compagnia dei Nani come un pantofolaio tranquillo, dedito alla raccolta dei cipolotti e delle zucchine, appassionato di grandi ronfate e di erba Pippa.
Nessuno scommetterebbe su di lui, eppure Gandalf vede quella bontà d’animo e quello spirito che a molti è sconosciuto.

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Il nostro paffuto amico Bilbo, difatti, mentre saltella di qua e di là raccoglie l’anello da tramandare al nipote, conosce il putrescente Gollum, visita la cittadina di GranBurrone, fa le terme… insomma vede posti nuovi e vive una grande avventura, inseguito da orchi a cavallo di lupi mannari assetati di sangue fresco.

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Nei panni di Bilbo, pantofolaio spadaccino, troviamo il bravissimo Martin Freeman, già visto nei panni di Watson nella miniserie britannica Sherlock (interpretato da Benedict Cumberbatch).

In questa nuova trilogia i nani sono in lotta contro gli orchi e, soprattutto, contro il drago finale, per riprendersi casa, pantofole e giacimenti aurei sterminati.

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Radagost, mago collega di Gandalf dedito all’abuso di funghi allucinogeni nel Bosco Fronzuto

Azog, un enorme orco profanatore gigante albino, riporta una ferita di guerra (ha perso l’avambraccio sinistro) e, come un novello capitan Uncino, cerca di ammazzare tutti i nani, per rifarsi della perdita subita.
I nani, d’altronde, vedono in Azog un nemico giurato: dopotutto, sessant’anni prima del viaggio di Bilbo, avevano decapitato la testa del re dei Nani, per cui i rancori sono vivi e vegeti.

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Faremo gradita conoscenza anche dei troll, molesti e pericolosi di notte mentre risultano pietrificati di giorno.

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In questa nuova trilogia appare un aspetto canterino ignorato nelle dodici ore della prima trilogia: gli orchi cantano, i nani cantano, temevo diventasse una sorta di Frozen medievale.
Per fortuna Jackson si è dato una regolata, riducendo questi momenti a gogliardate estemporanee, preservando le nostre anime e (soprattutto) le nostre orecchie.

Oltre alle battaglie scritte a a otto mani insieme a Guillermo del Toro, amico di Tarantino dal sangue facile, possiamo goderci anche momenti comici.
A quanto pare anche gli elfi sono vegetariani, mettendo a disagio i nani che, non vedendo animali cotti a 50 gradi, sono disorientati a tavola.

Concludendo

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L’inizio di una nuova trilogia è legittimo, vedendo il successo della precedente.
La storia parte con molta calma, suscitando nella prima metà del film serie difficoltà a rimanere svegli e presenti.
Tuttavia, con il proseguire del viaggio, eventi nuovi compaiono e la storia si dipana maggiormente, uscendo dalla voce narrante e trasferendo un po’ di azione nella pellicola.

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Consigliato per approfondire storie e conoscenze date per scontate nella prima trilogia: capiamo come sono avvenuti i fatti citati vedendo interagire i protagonisti dell’epoca, senza doverci basare su racconti e aneddoti narrati di fronte ad un caldo focolare o sulle leggende riportate da nani ubriachi.

Una doverosa integrazione accompagnata da un punto di vista differente, da valutare sicuramente. Consigliato.

Voto: 8/10

Marco

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