Pulp e noir si incontrano in un film (insolitamente) italiano: buona lettura!
La trama
Luigi Meroni (Giampaolo Morelli) lavora come portavalori alle Poste da molti anni e, mentre sta sognando di andare in pensione, Dini gli porta via il sogno.
In una Torino del 1995 troviamo un desiderio di rivincita e di aprire un chiringuito in Costa Rica dal nome osceno; tuttavia l’ingresso nell’affare di criminali, partite di calcio e donne capricciose complicherà le cose.
Gli attori
Vedere Fabio de Luigi (Alvise Zago) e Edoardo Leo (Il Lupo) in ruoli seri è stata una sorpresa piacevolmente sconvolgente.
De Luigi è molto bravo come comico (ho adorato Love Bugs e le sue incursioni con la Gialappa’s Band in giovane età) ma i film dove lui, inevitabilmente, è sempre coinvolto in questioni scoperecce mi annoiavano a morte.
Ho avuto il piacere di vedere Fabio dal vivo a Concordia, in una rilettura di Stefano Benni nel romanzo Il Bar sotto il mare, ed è stato piacevole apprezzare la sua versatilità.
Mai avrei immaginato di poterlo vedere in un ruolo serio, impegnato e drammatico assieme a un cast di tutto rispetto, dove oltre a Leo e De Luigi troviamo anche Gianmarco Tognazzi e Morelli.
Il film, tratto da una storia incredibilmente vera, narra di una vicenda che supera qualsiasi fantasia.
Una rapina condotta senza armi, vittime o spargimenti di sangue: inoltre i due protagonisti della vicenda sono, sostanzialmente, due pirla che passano il tempo parlando di bar in Costa Rica e pronti a risse a vetri rotti per parlare della Juventus.
Le rivalità Nord e Sud compaiono anche qui e Fabio estrae un’arma, sperando di riuscire ad ottenere un po’ di silenzio da questo continuo ciarlare assordante e fuori luogo.
Effettivamente uno dei due complici meriterebbe veramente un proiettile alla gamba, così magari la smette di dimenarsi e di gridare raccontando la cronostoria della Juve a tutti quelli che passano.
Meridionali molesti a parte il film è delizioso: inquadrature studiate e ricercate, con una colonna sonora a cavallo tra gli anni 90 e inizi anni 2000.
Edoardo Leo, nella parte del pugile, ricorda tantissimo Butch/Bruce Willis di Pulp Fiction (probabilmente voleva omaggiarlo), un uomo duro che ha sempre preso pugni dalla vita e che cerca la sua rivincita.
La scuola americana insegna: in certe inquadrature troviamo tratti di Scorsese e dei suoi bravi ragazzi, nella definizione di alcuni personaggi troviamo tratti di Tarantino, anche la suddivisione della storia in capitoli gode di queste citazioni.
Scomporre l’evento per vederlo da punti di vista diversi rende la storia interessante e le giuste atmosfere non stancano mai, portandoci alla fine della storia senza abbiocco ma con forti emozioni.
Concludendo
Un noir girato bene, senza troppi fronzoli, crudo e diretto come ci si aspetterebbe da Tarantino ma con molto meno sangue e violenza: prevale l’aspetto psicologico, decisamente interessante per godere appieno di una storia tutto sommato abbastanza semplice, se narrata in modo canonico.
Attori comici prestati a ruoli drammatici (finalmente), molto bravi e calati nel ruolo.
Consigliatissimo, un assaggio di ciò che possiamo fare quando accantoniamo salsicce e caciotte per raccontare storie con varie sfumature di nero.
Voto: 9/10
Marco
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