Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

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Un mito delle nonne che sopravvive ancora oggi: buona lettura!

Premessa

Domenica mattina, ore 6.40

Mentre i galli cantano, i bambini dormono e i cani scagazzano allegramente in giro per il quartiere, laddove nessuno oserebbe immaginare, una nonna deve alzarsi.

Non c’è la guerra, non siamo sotto i bombardamenti e non dobbiamo salvare delle persone in pericolo.

L’unica cosa in pericolo, a dirla tutta, è uno stampo di lasagne per sei persone.

Basterà? Sarà sufficiente? Dovremo chiamare i rinforzi armati dei tortellini e del cotechino stracotto?

Nessuno può dirlo con certezza.

Mentre la nonna continua ad inebriarsi dell’odore delle ciabatte usate, caricandosi come un militare con il tabacco scaduto, dalle scale putride della cantina (in cemento grezzo, per essere sicuri che nulla prenda fuoco) compare una piccola presenza discreta, che sembra provenire da un’altra epoca: la Petronilla.

La Petro cosa?

La Petronilla è un forno-pentola nato in provincia di Milano negli anni ’60 per le casalinghe ansiose di cucinare, che a quanto pare dovevano arrostire vitelli interi, lasagne, manzi che ancora muggivano, tortini vegani, crostate, ensemble di cipolle e aglio e via elencando.

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Il funzionamento è abbastanza semplice: posizioni il cibo nella pentola, sigilli ermeticamente, imposti la temperatura (o, come facevano le nostre nonne, colleghi o scolleghi gli spinotti in base alla temperatura desiderata) e aspetti. Dal curioso oblò in vetro puoi osservare il progredire della cottura, evitando così di dover aprire ogni 5 secondi per controllare la fragranza e la doratura.

La nonna protagonista del nostro racconto la usa da quarant’anni con soddisfazione. Tuttavia il suo continuo inebriarsi con calzature usate, l’incedere degli anni e la saggezza dettata dal badile associato alla vanga e alla biolca, hanno richiesto una riparazione.

La riparazione segreta

Nonostante sia in commercio da 60 anni (ancora oggi è liberamente acquistabile, sia in negozio che sul Web) i riparatori scarseggiano.

Centri assistenza che riparano elettrodomestici tutto il giorno ti guardano in modo stupito; dicono che non se ne occupano, non la trattano, l’ultima l’hanno vista nel ’72, non si ricordano…

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Il nonno seduto in un angolo si alza con le lacrime agli occhi per poterla tastare ancora una volta, facendo risuonare il prezioso coperchio con le nocche consunte dal tempo e dalla fatica. SI ricorda di quando mangiava cipolle scadute e annusava il profumo delle lasagne in cucina, sperando in un pasto abbondante e caldo (stile Vesuvio in eruzione).

È un oggetto superstite di una tradizione industriale ben diversa da quella attuale: la sua semplicità consente una riparazione sostanzialmente eterna. Pochi pezzi, facili (per chi ne capisca qualcosa) da sostituire.

Se il vetro non viene appoggiato sul granito, marmo o ghiaccio puro infatti (il che genererebbe uno shock termico), se tocchiamo il coperchio sempre muniti di guanti da forno, se abbiamo il buon senso di non appoggiare il filo sull’alluminio incandescente… beh può durare una vita.

In tutto questo amarcord, però, nessuno si offre di ripararla e/o documentarsi in tal senso.

È un bel problema: difficile da reperire, quasi impossibile trovare un tecnico che la sappia riparare.

Come fare dunque?

Tempi moderni

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La Petronilla, nonostante l’avvento della realtà aumentata e dei robot senzienti, è perfettamente compatibile con il mondo attuale.

Consuma la metà di un forno elettrico (900 watt a fronte di quasi 2 KW), quando arriva alla temperatura desiderata il termostato si addormenta lasciando che il tepore riscaldi il cibo… senza olio, acqua o aggiunte varie.

In questo modo la nonna può continuare a sfornare quintali di panni puliti (e se non ha qualcosa da lavare lo va a chiedere ai vicini nella via, in modo da continuare a lavare come se non ci fosse un domani), tenere accese le luci in casa e darsi alla pazza gioia guardando Carlo Conti a ripetizione.

L’azienda, sul sito, continua a puntare sul target delle nonne, che però essendo ultranovantenni, non usano certamente Internet e tendono a passare a miglior vita.

In questo modo la Petronilla viene tramandata di generazione in generazione, con nipoti 16enni che non capiscono il motivo per cui non faccia fotografie o non possa riprodurre musica.

Prezzo alla mano guardiamo lontano

Nel negozio locale viene venduta a 140 euro. Stupiti del fatto che la vendessero ancora, il venditore sessantenne lo dava come fatto assodato.

Metterne una in vetrina avrebbe sicuramente giovato alla diffusione del verbo, visto che per trovarla bisogna affidarsi alla tradizione orale.

Una volta acquistata l’abbiamo portata a casa e scartata: mia nonna, come un leprotto in calore, continuava a incedere con la ciabatta usata, smaniosa di vedere il suo recente acquisto.

All’interno, oltre ovviamente alla Petronilla, troviamo un manuale ricettario: diciotto pagine di istruzioni in quattro lingue, quasi sessanta pagine di ricette per realizzare un sacco di piatti con questa poderosa forno-pentola.

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Il funzionamento è rimasto immutato: tuttavia, a fronte di probabili incendi, il cavo elettrico esce direttamente dal manico guidato da una spirale metallica, che tende a mantenerlo sollevato, evitando così la pressofusione sull’alluminio (come, a causa di pigrizia, capitava nei primi modelli).

Nel manuale ricettario, altro segreto celato a quanto pare, troviamo tutti i centri d’assistenza in Italia: riporto la schermata qui sotto, a beneficio di chi la possiede ancora e, come noi, si è dovuto affidare a chiromanti e stregoni per individuare chi potesse ripararla in modo competente.

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Sono centri d’assistenza sorti in modo spontaneo: a fronte delle richieste ricevute hanno deciso di erogare un servizio aggiuntivo, riparando questo strumento dalle magiche proprietà.

E la nonna?

La nonna novantenne, alla fine del nostro racconto, è riuscita nell’impresa: ha cucinato per sei persone, tutti si sono commossi e le lasagne sono state dorate come tradizione comanda. Nessuno è morto e il cane continua a decorare il vialetto, certo della sua originalità.

A fronte della Petronilla ritrovata la nonna ha iniziato a saltellare, inebriandosi stavolta con un piatto di lenticchie e fagioli per profumare la stanza adiacente.

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Quindi, per concludere, utilizzare la Petronilla e ripararla è possibile ancora oggi, abbiate fede. Non dovete cestinarla e non dovete arrendervi, senza contare l’enorme risparmio energetico conseguito dopo il quinto stampo di lasagne.

Con la speranza di aver portato gioia e speranza nelle vostre vite,

alla prossima

Marco

 

Commenti su: "Petronilla, la cuoca silenziosa" (5)

  1. Maria F ha detto:

    Io ho ereditato una vecchia Petronilla elettrica..ma non ha termostato con segnati i gradi..solo manopolina nera con dei puntini.. da una parte due e dall’altra 3puntini..
    Non ho libretto istruzioni..
    Come posso fare?grazie
    E’un n ricordo affettivo..vorrei tanto poterla usare..

  2. Mariarosa ha detto:

    Ciao Marco, ho una vecchia Petronilla senza libretto che non ho mai usato. Volevo chiederti se il cibo va messo a contatto della pentola o se va inserito un’altra teglia al suo interno.Grazie, saluti alla nonna

  3. Luca ha detto:

    Bravo Marco, bella storia. Io la uso da 10 anni e ne ho un bel po’ meno della tua nonna.

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