Uno dei film migliori di Virzì: girato nel 2008, attuale ancora oggi. Entriamo nel mondo dei call center truffatori: buona lettura!
Trama del film
Liberamente ispirato al libro Il mondo deve sapere di Michela Murgia (se vuoi acquistarlo su Amazon clicca sul link), dove si parlava della truffa del Kirby (ne avevo accennato anche sul mio blog tempo fa), il film parla di una giovane laureata in filosofia con 110 e lode.
Stranamente (in senso ironico) non trova lavoro, viene parcheggiata dal fidanzato in partenza per San Francisco (per 50.000 dollari l’anno), trova lavoro in un alienante call center, per arrotondare fa la baby sitter.
Ed è proprio in questo call center della solita multinazionale americana che si svolge la storia: intimidazioni, sfregi, ricatti, motivazionali continui, premi ipocriti per i migliori lavoratori e così via.
Fino a truffare le persone, fino a vendere questo prodotto alle proprie madri e nonne, in una rincorsa verso il successo che raggiungerà il climax verso la fine della pellicola, quando tutto scoppia.
Silenzio… sul divano
Se all’inizio ho guardato questo film con curiosità è stato nel 2018 che è riuscito a farmi commuovere. I motivi sono tanti: ho conosciuto realtà simili a questa, ho avuto capi che ragionavano come il personaggio della Ferilli, come se loro inondassero di acqua santa il Paese, ho conosciuto persone che facevano telefonate “a blocco” (apri l’elenco e chiama).
All’ombra dei 32 anni ho vissuto le esperienze di questa ragazza come se fossero le mie, rivivendo il mio trascorso e commuovendomi come un’anziana signora. La grandezza di un regista si misura anche dalla sua capacità di parlare a pubblici diversi, anche a distanza di anni.
Ma ora basta commuoversi e andiamo al sodo: nel film è presente una bella sequenza di nudo di Micaela Ramazzotti, moglie di Virzì, che gentilmente espone le sue grazie all’occhio della telecamera, lasciandoci deliziati per qualche secondo.
Il modus operandi di questi truffatori seriali viene identificato in modo molto preciso dal film: entri in una setta, messaggini di incoraggiamento al mattino, premi demenziali per elevare i migliori rispetto agli altri impiegati, orari assurdi, pause bagno e sigaretta cronometrate…
I venditori invece devono andare in missione, dopo che le ragazze del call center chiamano queste persone per scaldarle e preparare la vendita.
L’esperienza diretta
Per cortesia verso un amico mi sono presentato ad un colloquio simile, in un hotel. Sono dovuto tornare il giorno successivo per seguire la “preziosa” formazione, che consisteva in esempi e battute di pessimo gusto associati ad un sistema di incentivi piramidale.
L’azienda non era la Kirby ma il modus operandi era identico: non mi hanno parlato mai del prodotto o del prezzo, nei capannelli spontanei durante la pausa seminavano i loro collaboratori per recepire il malcontento, “non serve nessuna preparazione iniziale, tanto vi formiamo noi in affiancamento”, dicevano loro.
Dopo un’ora e mezza di queste filastrocche ho comunicato, al secondo colloquio, che non ero interessato e il mediatore, colui che organizza i colloqui, è arrivato a mentire spudoratamente dicendo che il mio amico, un romano trovato lì per caso, non voleva parlarmi e se n’era andato.
Mentre tornavo a casa, scuotendo la testa e ripensando ai 90 minuti più l’ora di viaggio sprecata, ho rivisto il film di Virzì, fotogramma per fotogramma. E ho tirato un sospiro di sollievo per aver evitato questo proiettile in tempo.
L’amico romano che ha proseguito fino alle 11.30 si è trovato costretto a fornire dei nominativi, in modo che l’affiancamento e la formazione potesse avvenire a casa di parenti, amici e conoscenti ignari del pericolo incombente.
Azienda diversa, stesso sistema. Il prodotto (un aspirapolvere unito ad una lavasciuga, scoperto tramite una ricerca su Internet) sarà anche valido ma su Amazon costa la bellezza di $ 1.600 dollari. Anche no, grazie.
Loro cercavano dei manager ma, strigni strigni, si trattava di rappresentanti porta a porta che vendono su segnalazione.
Te lo credo che per 90 minuti non hanno mai parlato del prodotto o del lavoro ma solo dei guadagni (futuri ed ipotetici, ovviamente)…
Conclusione
Per chi ha vissuto queste esperienze o, come me, ha avuto colloqui per aziende simili, l’identificazione è forte.
I motivazionali americani, i pay-off (paga pegno quando manchi l’obiettivo), il sindacalista puttaniere che rincorre ogni gonna svolazzante, la signorina so-tutto-io che l’unico merito che ha è di frequentare il capo, il dolore della protagonista che si sente umiliata e delusa dalla vita… ad un certo punto la commozione diventa palpabile negli occhi dello spettatore.
Il finale, dove tutto esplode, è degno di Tarantino: il capo ucciso a colpi di plexiglass (non vi dico l’assassino per lasciarvi godere la sorpresa), la polizia che indaga su queste vendite truffa di macchinari che sostanzialmente non fanno nulla o, se lo fanno, costano 10 volte in meno del prezzo proposto dai venditori. Guardate su eBay, molti di questi macchinari miracolosi vengono svenduti come se non ci fosse un domani.
La delicatezza del racconto e la voce narrante fanno da gentile Caronte per traghettare la nostra anima nella storia del film, appassionandoci e divertendoci con un cipiglio riflessivo: il mio encomio a tutto il cast, veramente molto bravi.
Virzì, tuttavia, riesce a trasformare l’orrore e il dolore di un posto simile in un parco giochi, in una festa gioiosa dove per smorzare rabbia e sofferenza si canta e si balla di continuo.
La poesia e la delicatezza del racconto ci permette di conoscere i personaggi, di renderli nostri, di accoglierli come vicini di casa.
Una colonna sonora discreta ma efficace, un ottimo cast e un tema, il precariato giovanile: un mix sapientemente equilibrato, miscelato e servito da un grande regista italiano.
Il finale, con la protagonista che rende i soldi alla dolce nonnina “presi in prestito” da Lucio 2, il personaggio di Elio Germano scatenato, irriverente ma sostanzialmente romantico, è dolce.
Una carezza sul viso dopo un film che non ha paura di mostrare l’ipocrisia e la faccia tosta di certi datori di lavoro, nemmeno degni di fregiarsi di questo nome.
Era da tempo che un film non toccava le corde del mio cuore e Virzì ha colpito nel segno.
Da recuperare assolutamente, a qualsiasi costo. Applausi a scena aperta.
Voto: 10/10
Marco
Commenti su: "Tutta la vita davanti" (3)
Lei stronzissima, le ragazze una più scema dell’altra.. ma bel film in quanto mostra una realtà attuale con tutte le conseguenze..
Uno dei film italiani relativamente recenti che mi interessano ma purtroppo non ho ancora avuto occasione di vedere.
Mi hai invogliato ancora di più, mannaggia 🙂
Buona visione allora 😉