Un viaggio dove spesso fa comodo non guardare: all’interno della famiglia. Quella vera. Buona lettura.
Cosa succede in una famiglia se, rimossa la parte della comunicazione/amore/rispetto, lasciamo agire in modo bercero le parti? Fomentiamo la durezza, violenza, insulti e oggetti lanciati; cose da popolazioni barbare, eppur presenti nel 2017 come se nulla fosse.
La famiglia italiana viene idolatrata come modello: calda ed accogliente una volta (oramai si vede solo nei telefilm come i Cesaroni e i Martini nel Medico in famiglia), composta e mista oggi (complici divorzi, separazioni, accompagnamenti vari).
Considerando che siamo il prodotto di ciò che ha costruito qualcuno alle spalle (famiglia/amici/scuola/lavoro) e tenendo presente che genitori si diventa più per caso che per reale preparazione, la domanda nasce spontanea: e la comunicazione?
Avendo appurato che una badilata di biada e due vestiti non rendono un bimbo uomo, forse dobbiamo scavare per trovare quello che stiamo cercando, ovvero i problemi di una famiglia comune, origine della maggior parte dei malesseri di tutti noi.
Quando il bambino è piccolo e vede aggressività in casa la recepisce e la trasmette ai suoi coetanei, dovendo sfogarsi anche lui da questa ondata barbarica. Anni di guerre, violenze, stupri e morti dovrebbero convincere che il dialogo, l’amore il rispetto sono le basi su cui fondare la famiglia. I servizi di S.O.S Tata e l’ignoranza di certi genitori anni ’70/’80 però dimostra che tutto questo non è scontato, anzi…
Occhi iniettati di giustizia sommaria, continui colpi a braccia e spalle, oggetti lanciati per casa e porte sbattute, toni di voce alti e rabbiosi costellati di offese e ingiurie: persone che credono che la violenza fisica e verbale sia un modo sano per affrontare i problemi/tematiche familiari, che l’imposizione forzata migliori la responsabilità delle persone (quando ci si dovrebbe basare sulla fiducia ma prima ancora sull’amore, che presuppone alla base la fiducia stessa), che il non confrontarsi basato sull’anzianità anagrafica sia un presupposto inalienabile.
E poi chiedono Ma perchè vuoi andartene di casa? Stai tanto bene qui, non so cosa ti facciamo mancare…
Nel mondo reale (posto di lavoro/amici) di solito la persona trova un maggior respiro e un confronto diretto, basato sulla validità degli argomenti e su soluzioni pacifiche: niente mani alzate ma solo parole (e anche moderate).
Le lacrime versate e i pugni chiusi di tanti figli che vengono trattati nelle maniere sopra descritte sono un indice, una psiche che soffre in modo incontrollato e un morale che s’abbatte a terra non è segno di un’educazione serena: mostrano il bisogno di un cambiamento, di come potrebbero migliorare i rapporti e rendere le persone meno stressate e felici. Basta scenari cupi, passiamo ad elaborare una possibile soluzione.
- Sposarsi ed avere figli comporta delle importanti rinunce. Ma ciò non significa che si debba rinunciare a tutto, si possono ridimensionare le proprie passioni e mantenere un proprio spazio intimo/creativo nel quale rivelare noi stessi senza paure ma con grande soddisfazione.
- Gli amici dei genitori sono importanti: avere un confronto sereno con altre coppie con gli stessi problemi aiuta, permette di organizzare serate comuni e ridimensiona quelli che possono sembrare piccoli drammi.
- L’intimità non va soppressa per i figli: un bambino è contento quando i genitori si baciano, è uno dei segni più belli che l’amore esista. Chi riceve amore riesce a darlo (ed oggi è una fortuna non da poco), ma ovviamente va educato all’amore e alle cose belle della vita.
- Dialogo e confronto. Il genitore deve guidare il figlio ma dargli anche la possibilità di esprimersi, di avere una vita sociale, di essergli accanto nei momenti duri senza sfottere/deridere/denigrare: il nostro futuro non è oggetto di scherno ma una possibilità che le cose, almeno per lui, possano essere migliori.
- Ricordi. Sono una parte molto bella ma nella giusta dose: giusto guardare le foto di famiglia, sbagliato accogliere a badilate il figlio senza nemmeno ascoltarlo perchè così faceva il padre di mio padre e guarda come sono venuto su bene! Benissimo direi, una famiglia di teste falliche.
- Fiducia e autonomia. Il dopo sbronza è la migliore lezione che un figlio possa ricevere per capire che bere come cammelli non serve a nulla, se non a pisciare come idranti. Fidiamoci della nostra prole e coinvolgiamola nelle decisioni importanti, rendiamola parte integrante anche della nostra vita economica/sociale.
- Sostegno. Un genitore deve aiutare un figlio (anche psicologicamente) ad affrontare i momenti più duri e non soltanto limitarsi a fargli la punta, a riprenderlo bacchettandolo come se fosse a scuola.
- Valori. Non è sbagliato mantenere vive certe tradizioni e valori, purchè non siano anacronistici. Chiedere ad un figlio di rientrare alle 2 quando la discoteca apre a mezzanotte suona come una presa per il fondoschiena.
É importante la puntualità e il rispetto degli orari: ma compatibilmente con il buonsenso. - Affetto. Ricordate ai vostri figli che gli volete bene, che voi ci siete nel momento della parola, che non girate sempre con il bastone ma anche con quel buonsenso che a volte serve di più di mille schiaffoni.
- Coerenza. Cambiate idea se vostro figlio vi porta prove/dimostrazioni che vi convincano davvero, non solo per noia/facilità/pigrizia/facile consenso. La guida siete voi e non lui. A volte è utile ricordarselo.
Questo breve decalogo è stato scritto da un ragazzo di 23 anni: considerando che un genitore medio si aggira dai 30 in poi dovrebbe capire quanto scritto sopra. Basta rovinare vite di ragazzi/e innocenti per ignoranza educativa, modi volgari e grezzi, schiaffi e altre manifestazioni di violenza gratuita.
Spero che questo articolo possa servire a chi sta soffrendo con le lacrime agli occhi a non sentirsi solo, mentre per gli altri un bell’esame di coscienza credo che si possa fare paragonando lo scritto con i fatti quotidiani.
La psiche umana è la cosa più preziosa e delicata che ci sia: evitiamo di mandarla in frantumi solo perchè ci sono troppi elefanti in un negozio di cristalli.
Marco
Commenti su: "No excuse" (1)
ciao Marco,
non rivelo l’origine delle mie fonti ma condivido ciò che hai detto anche se mi sorge un dubbio: da cosa nasce questo tuo articolo??? perchè mi ricorda una conversazione fatta proprio qualche giorno fa con una persona e mi ricorda anche un mio post (salato in bozze!)
cobain86–>Ciao Elena,
Questo articolo nasce da una testimonianza diretta. Grazie per i tuoi commenti, continua a seguire il blog. Marco