Chi ha detto che una volta raffreddato sei in vacanza? Buona lettura!
Iter tipico del raffreddore (accentuato nel caso di una persona allergica alla polvere, vedi me): al primo stadio fastidioso mal di gola che rende ogni boccone un ospite sgradito, come se uno passasse ad intermittenza le dita nell’acqua gelata e poi in quella fumante.
Tu speri che sia solo una rottura momentanea (sbagliato): nel secondo stadio il rompipalle si sposta e ora hai il naso ridotto ad un colabrodo. Finisci la scorta di 30 pacchetti di Scottex che ti eri fatto, scancheri in greco antico perchè non riesci a fare nulla senza scatarrare una miscela collosa che unirebbe anche i mattoni.
Corri in farmacia per fare scorta di Aspirina e Benagol (così la gola smette di produrre la sensazione dei tagli con la carta) ma ormai è tardi: il beffardo si è spostato in testa, bloccandoti anche quel poco di lucidità rimasta.
Al terzo stadio ti senti ancora più stanco (anche se dormi 8/10 ore), testa come un pallone da calcio e debolezza nelle gambe: non solo devi rinunciare alla tua palestra settimanale ma non concludi niente a 360 gradi. Perfino il cagnolino assistente di Microsoft Office è più sveglio di te: vista l’umiliazione lasci due righe su Facebook e ti dai al cinema.
Dopo esser arrivato al noleggio in stato semi-comatoso scegli una delle novità e rientri a casa. Postazione di battaglia elaborata in anni di studio accademico: telefonino e cordless comodi sul divano, telecomando tv e dvd a portata di pollice (oppure portatile sulle gambe, nel caso si voglia stare a letto), bottiglia d’acqua e uno snack dolce per recuperare le forze necessarie.
Come spesso succede nelle migliori famiglie, dopo 10 minuti che il film è iniziato (giusto il tempo dei titoli di testa e delle prime battute) qualcuno deve romperti l’anima: il collega che si finge interessato alla tua salute (in realtà vuole conoscere la password per entrare nel programma e scopiazzare il tuo lavoro), l’amico che ha finito il sale, l’olio e l’aceto tutti insieme, il cugino che non viene da vent’anni e ha ben pensato di farti un’improvvisata, la cugina che ha i minuti gratis e ti tiene al telefonino per 4 ore e mezza (solo per raccontarti dei 5 fidanzati che ha cambiato negli ultimi 3 mesi), la nonna che ha bisogno di qualcuno che la faccia ballare come ai tempi della Carrà.
L’elenco è stilato sulla base della famiglia ma si adatta benissimo anche a studenti fuori sede: la coinquilina che si è lasciata con il ragazzo (e pretende il tuo sostegno, nonostante tu stia vagamente vedendo Bob Marley che ti saluta con un cannone di maria industriale), il compagno di corso che, con 20 giorni a disposizione, aspetta il giorno prima dell’esame per chiederti gli appunti (e magari non glieli puoi spedire via mail, così ti viene sotto casa), la compagna di corso (fidanzata con il soggetto prima descritto) che ha Internet fuso e corre da te per iscriversi (3 giorni prima, quando sapeva la data da 1 mese 😉 ).
Il DVD ormai è entrato in aspettativa e sta per partorire, mentre i pop-corn si stanno formando per scissione atomica; vorresti spiegare gentilmente (come se non l’avessi già fatto prima) che stai veramente da porcello indiano e non te la senti di vedere gente (visto che, a maggior ragione, sta iniziando il tuo film preferito): ovviamente tutti se ne fregano beatamente e ti massacrano fino alla sera tra telefonate estenuanti e visite inaspettate (ed inopportune 😉 ).
La sera, finalmente, riesci a vedere il dvd: vedi scendere la Madonna che ti porge la funzione del Dolby Surround tra le mani, ti diverti, anche il raffreddore sembra che si sia messo in panchina. Cavolo, ti senti quasi a posto, pensi che le medicine hanno già fatto effetto, fai un voto a San Blockbuster: tutto questo non pensando che tra un po’ dovrai dormire.
Quando ci si stende parte tutto l’ambaradan con la quarta: se hai la tosse parte e ti fracassa l’anima per tutta la nottata, se respiri poco (facile col raffreddore) si tappa di nuovo tutto e tu devi farti di Rinazina (roba che spurgherebbe anche i tubi delle fogne vietnamite) per epurare le vie nasali e avere qualche ora di sonno fatta come Dio comanda.
A questo calvario va aggiunto che, spesso, chi circonda il malato se ne frega beatamente della sua sofferenza: i vicini trombano a più non posso facendo sbattere la testa del letto contro il muro e rendendoti partecipe, la dirimpettaia salta e canta le virtù del fruttivendolo, nell’appartamento di sotto c’è una festa clandestina alcolica per 15enni disadattati, il tuo criceto (essendo notte) inizia a correre sulla ruota e a rosicchiare avidamente la gabbia metallica (deve tenere affilate le sue microzanne).
GrrrrrrGrrrrrrGrrrrr…. una bella mitragliata che prosegue nella notte, facendoti venir voglia di mandare Hamtaro (con gabbia e annessi/connessi) a dormire in strada lui, Cristina D’Avena che li decanta come creature soavi e tutti gli altri.
Magari la sera è anche molto calda (ma di spararsi l’aria condizionata non se ne parla: sei già raffreddato, devi guarire, non prendere freddo -famosa frase della mamma detta anche il 15 agosto!!-) e quindi coli e sudi come una patata con l’unto nel microonde.
Dormi poco, strafugnandoti il cuscino per evitare di dover respirare per tutta notte con la bocca: pensi che dormirai la mattina dopo, dopotutto sei a casa 2 giorni.
Ma il mattino ha l’oro in bocca (a quanto pare anche la motosega, il capo cantiere bergamasco che bestemmia più di una nave di marinai in calore, il trapano e il martello pneumatico): c’è un cantiere in piena attività che ci tiene, nel caso tu non te ne fossi accorto, a svegliarti alla vecchia maniera.
E poi dicono che la malattia è una vacanza: secondo me se a qualcuno partono le mani un motivo (e il racconto qui sopra ne è la prova) ci sarà no? 😉
Marco
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