Dal bestseller “Se ti abbraccio non aver paura” un capolavoro di Salvatores. Buona lettura!
La trama
Un cantante da crociera denominato “Modugno” (Claudio Santamaria) per varie somiglianze… ingravida una giovane ragazza.
Dopo essersi accorto della malefatta si dilegua per sedici anni, sviluppando un alcolismo cronico.
Nel mentre la ragazza (Valeria Golino) si sposa con Mario (Diego Abatantuono), che adotta il ragazzo Vincent.
Ma, dopo sedici anni, uno sviluppo di cirrosi epatica e i sensi di colpa lo portano a rivedere il figlio abbandonato.
Scopre che è autistico e il padre naturale viene cacciato di casa in malo modo.
Ma l’irruenza di Vincent vince e, grazie ad uno stratagemma, trascorrerà la settimana più bella della sua vita tra Slovenia e Croazia.
Silenzio in sala
Come specifica Salvatores in apertura il film è liberamente ispirato al libro: niente Sudamerica ma Europa dell’est (Slovenia, Croazia), tra coltelli, cavalli e roulotte sudice dove nascondersi per non essere fermati dalla Polizia.
In questo modo le “ciabattare” casalinghe che, raschiando con lo zoccolo, incitano al reato potranno calmarsi: è una libera ispirazione.
Dopo aver seguito il caso con le Iene e quindi, giocoforza, aver visto i veri protagonisti della storia: il padre Franco somigliante a Ligabue e il figlio Andrea, mi sono incuriosito.
Ho letto il libro e, appena possibile, sono corso al cinema come un leprotto scalpitante, guidato dalla bontà del cast.
Valeria Golino non ha bisogno di presentazioni, l’ho apprezzata in Giulia non esce la sera: sempre malinconica, ma quando sorride i suoi occhi illuminerebbero il cielo.
Diego Abantantuono, dopo aver appeso al chiodo le baracconate degli anni ’80, finalmente si dedica a parti serie ed impegnate: molto serio e posato, dimostra un’eccezionale versatilità, ponendosi come interprete sullo sfondo in modo elegante.
Claudio Santamaria, dopo averlo visto nella fiction su Modugno, mi ha regalato un pomeriggio ricco d’emozioni: un padre che ha compiuto un errore enorme, abbandonare il figlio disabile.
Divorato dai sensi di colpa torna sui suoi passi e cerca di recuperare un rapporto che, sostanzialmente, non c’è mai stato.
A dir la verità nella storia originale è la madre che scappa, lasciando Franco con Andrea. E Franco, padre molto più bravo del protagonista del film, si dedica ad Andrea giorno e notte, facendolo viaggiare, sognare e portandolo in posti incredibili (il SudAmerica, appunto).
Concludendo
Un film emozionante, strappacuore, che ti spinge le lacrime in gola sul finale quando parte Next to Me degli Imagine Dragons.
Molto più realistico e, in alcune scene, crudo rispetto a Mio fratello rincorre i dinosauri che, seppur bello, rimane il film della domenica pomeriggio.
Salvatores calca la mano, senza paura di mostrare cos’è veramente l’autismo: un occhio freddo e oggettivo che sa riscaldarsi quando parla di amore, incluso il difficilissimo tema della sessualità dei diversamente abili.
Un tratto sicuro, deciso, fendente che taglia e squarcia il perbenismo e le false convinzioni, mostrandoci cosa vuol dire assumersi delle responsabilità e comunicare con chi, sostanzialmente, non ne è capace per come lo intendiamo noi.
D’altronde la frase di Abantantuono in una battuta riassume tutto il film: La felicità non è un diritto, è solo una gran botta di culo.
Consigliatissimo, una piccola gemma nel panorama italiano.
Voto: 10/10
Marco
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