Concludiamo la saga con il terzo capitolo dell’acclamata saga. Buona lettura!
La trama
Torniamo nella Terra di Mezzo per le ultime quattro ore e mezza (!!) della versione estesa del terzo capitolo del Signore degli Anelli.
Il film si apre, con un collegamento simbolico al primo capitolo, mostrandoci lo scanzonato e pacifico mondo degli hobbit: conosciamo Gollum prima della mutazione, quando si chiamava Smeagle
e passava le sue giornate a non lavarsi i piedi, pescando con i vermi che si formavano sul pelo delle sue estremità.
Assistiamo quindi alla trasformazione da hobbit in assassino, per arrivare poi all’essere putrescente che tutti ben ricordiamo.
Il film ci regalerà diversi colpi di scena:
- Il Bastone di Saroman, comprato in saldo dai cinesi a poco prezzo, si romperà al cospetto di Gandalf
- Legolas ha sviluppato un’alta resistenza alcolica elfica, nano ubriaco caduto in terra
- Tutti chiedono che ora è, ma nessuno è capace di usare un orologio o una meridiana
- Arwen torna indietro per assaporare il sapore della forgia, in modo da ricostruire la spada originale che sconfisse il male anni addietro
- Pipino è un tuc, ma non prende mai del sale con sé. Solo erba.
- Sauron manda fumo e nubi perché gli orchi non hanno la crema solare
- Gandalf emana luci LED dal bastone, per allontanare i draghi neri nazskull
Jackson ci omaggia con vari omicidi, per consentire una pulizia definitiva dei malfattori ancora in circolazione, affinché il sereno possa tornare a regnare nella gloriosa Terra di Mezzo.
La storia
I richiami vagino-centrici di Tolkien ritornano, grazie a Pipino che non riesce a star fermo ma deve sempre andare a ficcanasare dove non dovrebbe.
Questa attrazione invitante richiama tutti: in un modo o nell’altro devono impicciarsi, anche quando sono a conoscenza degli effetti devastanti che genera.
Il sovrintendente di Gondorn non vuole garantire il ritorno di Aragorn e della sua cenciosa casata, per cui vedremo l’ascesa di Aragorn come un medievale Neo (Matrix): partito da umili origini prova a conquistare il posto che gli spetterebbe. Non ramingo odoroso e vagabondo, bensì Re di Gondorn, la città dei Re.

Gondorn, la città dei Re, visione aerea
Tra orchi maleodoranti, piedi pelosi e puzzolenti, lanciafiamme a carbonella e quant’altro vediamo, finalmente, un po’ di architettura ben costruita, come potete notare dalla foto sovrastante.
Finalmente Frodo ricomincia ad avere un ruolo sensato nella storia, arrivando a questo benedetto monte Fato dopo, come un povero coglionazzo, aver seguito Gollum in una trappola con un ragno gigante che lo inseguiva.
Allo stremo delle forze il protagonista (definirlo nostro eroe è un po’ eccessivo) arriva finalmente alla scelta decisiva: buttarlo o tenerlo per sé.
Nel mentre Aragorn, Legolas/Legolandia (l’elfo più biondo e meshato di tutto il regno) e il nano puzzone respingono migliaia di orchi assetati, in quanto anche nella nuova città l’uso del fuoco e della pece bollente è sconosciuto.
Ci commuoviamo (non poco) quando scopriamo che la vita di Arwen, mezz’elfa bellissima, anziché correre sulla nave a bere Mojito, rimane appesa alle sorti della battaglia, spegnendosi giorno dopo giorno.
Aragorn, da ramingo pezzente, effettua la sua scalata sociale, trionfando finalmente e accasandosi con Arwen, come da tradizione.
Come vi dicevo gli orchi odorosi non mancano: grazie alle meraviglie prodigiose della tecnologia, infatti, in questo film abbondano i primi piani di questi esseri malati e maleodoranti.
Approfondiamo quindi la loro conoscenza durante il combattimento, con lotte serrate e frecce a pioggia, per determinare chi dovrà regnare in pace e tranquillità.
Per la prima volta, in tutta la trilogia, viene riconosciuto il valore degli hobbit: da mezzi uomini molesti, dediti al fumo e alle grandi abbuffate, ad eroi nazionali.
Grandi temi, grandi musiche accompagnano le marce trionfali o le cupe esplorazioni prima di arrivare al misterioso monte, tenendoci con il fiato sul collo fino alla fine, dove finalmente il lanciafiamme divino compie la sua azione… riportando igiene, pulizia e serenità in tutto il regno.
Concludendo
Quattro ore e mezza di pellicola metterebbero in fuga anche un santo, vi dirò.
Tuttavia l’alternanza tra poesia e combattimento, amore e dolore, morte e vita, cenciosi pezzenti e gesti eroici rende il film godibile, a patto di avere una Red Bull sottomano.
Un film equilibrato, rispetto al primo (un po’ infantile sotto certi punti di vista) e il secondo (battagliero, però Frodo poteva stare tranquillamente a casa), che miscela i giusti elementi per evitare il coma sociale.
L’abbiocco è dietro l’angolo, però con la giusta dose di caffeina potete farcela.
Adesso, una volta ritemprate le forze, parto alla volta della trilogia degli Hobbit: speriamo bene!
Consigliato: un’opera fantasy di ottimo livello che, anche se logorroica, porta in campo grandi emozioni e battaglie.
Voto: 9/10
Marco
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