Una tastiera come tavolozza, la fantasia come tela

Ready Player One

Una nuova avventura pseudo-cyberpunk ci aspetta. Ennesima cafonata o ne vale la pena? Buona lettura!

La trama

Nel 2045 il mondo è un universo distopico in cui non vorremmo certo ritrovarci: l’inquinamento, le lotte per la banda larga e la siccità costringono tutti a rifugiarsi in un mondo virtuale chiamato OASIS, fondato da due soci che ricordano in modo impressionante Wozniak e Jobs.

Il protagonista Wade Watts, adolescente orfano in calore che vive con la zia dai facili costumi, cerca di risolvere “Il gioco di Anorak”: tre sfide impossibili per ottenere tre chiavi e diventare il proprietario di OASIS.
Nel mentre la IOI, la multinazionale rivale, fa di tutto per fermarlo e corromperlo.

Un tuffo negli anni ’80

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Cavalcando l’onda vintage basata su retro-gaming, vinili e console a 8 bit ci ritroviamo a parlare di Amiga 2600, la De Lorean di Ritorno al futuro, King Kong, Godzilla, Mortal Kombat, il Gigante di ferro di Spielberg…

Spielberg infatti, in un delirio tarantiniano, cita a più non posso tutta la cultura pop degli anni ’80, senza risparmiarci alcunché: rimane da capire se, gli adolescenti purulenti target della pellicola, capiranno tutti i riferimenti inclusi.

Io sono dell’86 e ho fatto fatica a coglierle tutte, immagino che per i 2000 saranno ore di scoperta e giubilo alla riscoperta di una società perduta (cioè appena quarant’anni fa).

Tra le citazioni gradite una rielaborazione di Shining di Kubrick, un ballo sospeso con alcuni zombie (che avrebbe sicuramente deliziato Dylan Dog) e, nella prima prova, una corsa ad ostacoli tra Super Mario Kart e Blade Runner.

Silenzio in sala

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La pellicola si rivolge chiaramente ai nerd, una categoria sociale ampiamente rivalutata grazie al successo della sit-com The Big Bang Theory.

Il vero protagonista della storia, il creatore di OASIS, è il nerd per eccellenza: non esce mai con le donne, è timido, gioca e programma tantissimo… fino a costruire un intero universo virtuale, che lo renderà miliardario.

Ma il cuore puro dell’appassionato, la fede per non svendere il proprio prodotto, la genialità di alcune soluzioni… ricordano inevitabilmente un giovane Wozniak, testa bassa sui circuiti e dita veloci sulla tastiera, un genio senza alcun dubbio.
L’animo commerciale della coppia ricorda quindi Jobs: sicuramente meno folle e creativo dell’originale, più vicino alle esigenze del pubblico e degli investitori però.

Conclusione

Spielberg dimostra, giocando con vari stili e citando a man bassa quasi tutti gli anni ’80 (Duran Duran inclusi), di essere un regista deciso e talentuoso che conosce bene il polso giovanile e il linguaggio dei ragazzi.

Tuttavia la pellicola, per chi come me è nato alla fine degli anni ’80, ricorda fin troppo bene Matrix: un mondo virtuale in cui trovare conforto, l’organizzazione criminale che se ne vuole impossessare, l’umanità da liberare… tutto collima alla perfezione.

La biforcazione inizia quando vediamo la cifra stilistica dei due film: Matrix, rivolto ad un pubblico adolescenziale maturo, che non ha paura di sporcarsi le mani con feti che producono energia e dettagli schifosi da X-files…
Ready Player One, invece, risulta un Matrix per bambini/adolescenti, edulcorato e trasformato in un gigantesco videogioco con armi virtuali.

Se Matrix è un pugno diretto allo stomaco mentre sei a terra… beh Ready Player One è un peto in una giornata di sole.

Nonostante sia una versione light di un mostro sacro della fantascienza moderna, Ready Player One mostra un enorme potenziale: probabilmente vedremo una trilogia stile Jurassic Park, Maze Runner o similari.

Occorrerà vedere, nei capitoli successivi, se il potenziale verrà sprecato rifugiandosi in lotte continue e copule abusive di adolescenti in calore… o se il protagonista incarnerà un nuovo Peter Parker, erigendosi a simbolo per tutti i nerd che, dalla loro cameretta, sognano un mondo migliore come facevo io (quando, da ragazzo, avevo pochi amici e trovavo i mondi fantastici stupendi, equi e ricchi d’avventure).

Il tempo sarà il giudice più severo. Nel mentre vi consigliamo la visione in famiglia: Spielberg non tradisce la sua vocazione e confeziona un’avventura blockbuster, perfetta per una serata tra amici.

Quando però superate i 16 anni chiedete ai vostri amici o genitori di passarvi Matrix dei fratelli Wachowski (il primo capitolo, dei successivi potete farne a meno), così potrete farvi un’idea dei veri capolavori da cui, come studenti desiderosi di sapere, gli altri registi attingono a piene mani.

Consigliato.

Voto: 8/10

Marco

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